Spesso interpretiamo il termine “spiritualità” attribuendo ad esso precisi significati.

Spiritualità evoca sicuramente in noi qualcosa di elevato, di profondo, di eterico ed evanescente a cui si può avere accesso solo attraverso determinati stati mentali, stati che si avvicinano quasi all’estasi.

Per questo ci dedichiamo ad esercizi come ad esempio la concentrazione o il fare meditazione, che magari richiamano in noi quello stato di calma e quiete interiore in grado di farci percepire la sensazione di far parte di un tutto, di essere in contatto con l’intero universo. E così arrivare ad uno stato di benessere interiore.

Lo stesso avviene per molte altre attività. Spesso ci impegniamo in letture complicate, “esoteriche”, “alchemiche” per trovare in un testo quelle verità che potrebbero appartenerci. Quei segreti che può svelarci solo qualcun altro, che sicuramente ne sa più di noi. Che è arrivato a conoscere.

O ancora, ripetiamo indefessamente mantra, per tutto il giorno, perdendone quasi il significato, il richiamo, facendoli diventare un’abitudine. Convinti di ottenere da questo la tanto attesa illuminazione. La ripetizione diventa così automatica che alla fine non riesce più a suscitare in noi neppure alcuna sensazione. Semplicemente svolgiamo un compito, creandoci così l’illusione di fare qualcosa di utile per noi stessi.

Ma le attività possono essere molteplici, perché il mondo della spiritualità è vasto e si arricchisce di tecniche, di strumenti, di pratiche spesso dettate dal momento, dalla moda, dall’opportunità.

Qualunque sia l’esercizio “spirituale” a cui ci dedichiamo, spesso dimentichiamo una componente essenziale: il conoscere noi stessi. E’ da lì che comincia il vero lavoro: dall’osservazione dei nostri comportamenti, pensieri, emozioni, atteggiamenti che manifestiamo nella quotidianità e del perché che si cela dietro di essi. Può sembrare banale ma non lo è. Può sembrare un’attività che quasi quasi sminuisce il senso dello spirito.

“Ma come può lo spirito essere collegato a cose così terrene come l’osservare le mie reazioni e i miei bisogni?”
Eppure, è proprio da lì che è possibile cominciare un vero lavoro, attraverso la presa di coscienza di ciò che manifestiamo costantemente, spesso senza comprenderla veramente. E via via che questa conoscenza si farà più approfondita potremo, forse, arrivare a quella parte di noi più vera, più profonda, quella che ci avvicinerà alla vera spiritualità.

Tutto il resto, tutte le attività prima citate e tutte le altre che potremo sperimentare, poi potranno venirci in aiuto per completare il quadro, per renderlo ricco di particolari, colorato, bellissimo, significativo. Ma prima di tutto è necessario partire dalla base, occorre innanzitutto individuare il soggetto da dipingere…


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