La simbologia Celtica è ancora oggi riscontrabile in molti luoghi, soprattutto su antichi edifici e cattedrali ed è spesso ricollegabile al Sole.
Quando nei testi antichi di Tito Livio e di altri noti autori si parla dei Celti nelle nostre terre, spesso si leggono le imprese di re ed eroi appartenuti a quel mondo.
Ad una prima lettura tutto quanto descritto ci sembra chiaro, reale.
Con una attenta e profonda lettura del testo possiamo, però, intravedere una ulteriore chiave di lettura: quella simbolico/magica.
La simbologia sin dall’antichità è servita per “spiegare” e rendere concreto un concetto astratto: per rappresentare il Sole, ad esempio, si incideva un cerchio con un punto centrale, oppure la figura di un’Aquila, ed ancora il Triskell, e così via.
Per rappresentare una funzionalità ancora più complessa, i nostri Avi, si sono serviti anche dei miti e delle leggende, simboli questi, ancora più elaborati e complessi.
Così ci accorgiamo che quando si parla delle imprese di Belloveso e Segoveso, in realtà si sta parlando di incarnazioni di “Qualità primarie” o energie sottili: Belloveso rappresenta la realtà incarnata del Sole, Segoveso quella di Marte, e Ambigato quella di Giove. Belisama, più volte citata, assume la funzionalità di Venere ed anche quella Lunare.
La scrofa semilanuta, simbolo di Milano, rappresenta la funzionalità venusina.
Tale analogia simbolica si riscontra, in antichità, anche e soprattutto nelle edificazioni di cattedrali e città.
Il sorgere di un monumento o di una città in un dato luogo non era per nulla casuale, bensì il tutto doveva sorgere in rispetto alla sua collocazione relativa alla posizione sulla sfera terrestre. Questo anche nelle misure. Il Sole e la
Croce Equinoziale sono i più importanti simboli iniziatici dell’umanità. I punti di questa croce celeste furono sempre celebrati nei misteri antichi come ai tempi moderni.
I monumenti in onore della Divinità non possono che essere in stretto legame con questi soli equinoziali e solstiziali: i megaliti della preistoria, i dolmen, i templi egizi, cristiani.
Se tracciamo un cerchio, il diametro orizzontale rappresenta il braccio degli equinozi.
Sopra e sotto questo diametro, lungo il cerchio, troviamo due semirette, parallele al diametro, l’una della levata e del tramonto solare del solstizio di estate, l’altra la levata ed il tramonto del solstizio di inverno.
Se uniamo tra loro con altre due semirette le due levate ed i due tramonti, otteniamo il Quadrilatero Solstiziale.
Se i solstizi vengono calcolati per le nostre latitudini si trova che i rapporti dei due lati del rettangolo stanno tra di loro nella proporzione 2 a 1, ovvero il lato di base è 2 volte l’altezza.
Accanto ai monumenti gotici, dedicati a “Maria Nascente”, come Milano, Chartres, Amiens, sul suolo terrestre osserviamo la trasposizione della Costellazione della Vergine nella celebre “Costellazione di S.Bernardo”, in Francia.
Tredici chiese, tutte dedicate a Maria e che ricordano, nella loro disposizione terrestre, le tredici stelle principali che formano la costellazione della Vergine celeste.
In questo osserviamo il primo reale esempio di “Geografia celeste”, ossia un riversare in Terra quanto si vede in Cielo.
Platone dice:
“……in verità, di fronte all’opera d’arte, noi non ammiriamo l’oggetto concreto, ma l’Idea, l’UNO che vi traspare; la materia che compone necessariamente l’opera d’arte non è bella per se stessa, ma per questo manifestarsi dell’UNO in essa”.
Per arte oggi noi intendiamo il singolo prodotto, fine a se stesso, mentre il pensiero antico, tramite il genio creativo, ermetico, intendeva come tale ogni analoga manifestazione della Volontà Celeste.
Partendo da un mondo delle Idee e dei concetti, ritroviamo le medesime Volontà incarnate nella sfera celeste, come stelle fisse, o costellazioni. Le stesse, poi, si manifestano nei pianeti, chiamati anticamente “anime delle stelle”; quindi il tutto si traspone e si condensa nella dimensione Terra, come pianeta, e per ultimo nell’Uomo.
Poiché l’Uomo compone l’opera d’arte, sottolineando ed immedesimandosi in queste analogie, è logico attendersi che abbia messo in risalto anche il piano della Geografia celeste, ovvero la ricerca delle analogie ideali sul piano planetario, con lo sfruttare ed evidenziare queste correnti planetarie, queste correnti di forza, espressioni dell’Unica Verità.
Il processo di base per la costruzione delle città e dei megaliti, rispetta il concetto degli ermetisti della “Quadratura del Cerchio”, ossia l’iscrizione del quadrato nel cerchio, che rappresenta l’Essere e il Divenire, il passaggio dalla condizione terrestre a quella celeste.
La matematica delle costruzioni si basava su quattro postulati:
1. Il numero è un elemento lineare, puro. È il Mondo degli Archetipi.
2. La superficie è il numero al quadrato. È il Mondo Celeste, astronomico.
3. Il volume è il numero al cubo. È la tridimensionalità, il mondo materiale.
Accanto al quadrato ed al cerchio si affianca il triangolo, quale forma simbolo della Trinità Divina, Demiurgica, simbolo anche del Triskell.
Avremo quindi un quadrato con due potenze (Solare e Lunare); con due misure (Perimetro e Superficie), ed un cerchio (Terra) con circonferenza e superficie e quindi pure lei con due potenzialità, la solare e la lunare.
Col cerchio abbiamo dapprima una EVOCAZIONE e col quadrato una INVOCAZIONE.
In altre parole, nell’Evocazione chiameremo vicino a noi qualità, idee, chiamate genericamente Eoni, Enti. È la via che dispone l’oggetto da adorare, al di fuori di noi, e che è peculiarità di tutte le religioni che vanno per la maggiore. In questo caso ci si inginocchia dinanzi all’altare del Santo per chiedere la grazia.
Nell’Invocazione, invece, cercheremo di svegliare, soggettivamente in noi, quelle qualità o idee che vorremmo, chiamandole in noi, per mezzo della Volontà che dovrà far tacere in noi ogni voce contraria, costituita dalle abitudini, dagli istinti, dai riflessi istintivi acquisiti dalla nostra parte emotiva.
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