Quale ruolo svolge il pensiero e quale influenza svolge nelle nostre vite? I pensieri sono sempre logici e funzionali oppure possono essere causa di problematiche psicologiche?
Secondo la psicologia moderna, gli eventi esterni non sono in grado, da soli, di causare in noi una reazione emotiva. Il ponte che si costituisce tra gli eventi e le reazioni emotive, che variano da persona a persona, è costituito dai pensieri, ovvero dai diversi modi in cui noi interpretiamo la realtà. I nostri pensieri non sempre sono logici, ma spesso sono guidati da meccanismi emotivi dette euristiche che, in alcuni casi, possono diventare disfunzionali e contribuire all’insorgenza di patologie di tipo psichico.
Quando questi meccanismi emotivi vengono utilizzati in modo rigido e continuato, formano dei pensieri automatici disfunzionali che vanno a caratterizzare il dialogo interno dell’individuo. Questi pensieri disfunzionali vengono detti dagli psicologi distorsioni cognitive, e il pensiero dicotomico è una di esse. Il pensiero dicotomico è quel tipo di pensiero che porta a vedere gli eventi in maniera binaria, in bianco o nero senza vie di mezzo; esso rientra tra le distorsioni cognitive perché limita la capacità dell’individuo di agire in maniera adattiva all’ambiente, costringendolo a muoversi su binari fissati da egli stesso che non cambiano e non si adattano in base alle situazioni.
Questo tipo di pensiero causa inoltre conflitti che non possono avere soluzione se non sopprimendo del tutto ciò che si considera “sbagliato”. Il pensiero dicotomico è tipico di alcune società fortemente inquadrate nelle quali c’è una forte distinzione tra bene e male, giusto e sbagliato. Gli individui che vengono educati secondo i canoni rigidi di queste società sono dunque incapaci di agire in maniera elastica, e tenderanno a percepire tutto ciò che non ritengono “giusto” come qualcosa di sbagliato, un totale fallimento.
Il pensiero dicotomico è una distorsione cognitiva e in quanto tale, spesso è il terreno sul quale prosperano molti problemi psicologici più o meno gravi (gli psicologici parlerebbero di tratto o disturbo di personalità). Ad esempio esso costituisce spesso una caratteristica della bulimia nervosa: in questo caso i/le pazienti saranno indotti a dividere i cibi in “buoni” e “cattivi”, le giornate in “successi” o “fallimenti”. Se capiterà loro di fare una piccola trasgressione durante una delle giornate di dieta auto-imposta, si convinceranno che l’intera giornata è stata un totale fallimento e per questo motivo si abbufferanno, nella convinzione di non poter comunque rovinare la giornata più di quanto non lo sia già stata.
Un’altra patologia nella quale il pensiero dicotomico ha un’importanza rilevante è il disturbo borderline della personalità, nel quale il paziente ritiene che, essendo le persone o perfette o completamente inaccettabili, egli stesso sia inaccettabile in quanto certamente ha qualche difetto. La necessità di nascondere questa inaccettabilità dagli altri porta ad evitare l’intimità e l’apertura con gli altri, che pure viene ricercata, pur di non scoprirsi e di non rendersi vulnerabili.
Si crea quindi una maschera, l’unica soluzione possibile per una visione della vita e del mondo tanto rigida. Una delle possibilità per liberarsi del pensiero dicotomico è la terapia cognitivo-comportamentale, che consiste nell’indurre l’individuo innanzitutto a riconoscere i propri pensieri automatici disfunzionali, per poi esaminare i vantaggi e gli svantaggi che essi portano ed arrivare infine a sostituirli con delle cognizioni più realistiche, evitando così tutte le “scorciatoie” che portano il nostro cervello a saltare automaticamente alle conclusioni.
Naturalmente si tratta di percorsi da affrontare con l’aiuto di uno specialista, che spesso richiedono molto tempo; i pensieri automatici sono infatti per loro natura molto radicati nel nostro cervello, e per modificarli è necessario rieducare l’individuo verso un altro tipo di pensiero.
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