Per navigare nell’ignoto, come fa uno sciamano, si ha bisogno di pragmatismo illimitato, sconfinata sobrietà e fegato d’acciaio.
Signor Castaneda, per anni lei è rimasto in assoluto anonimato. Che cosa l’ha spinta a cambiare questa condizione e a parlare pubblicamente degli insegnamenti che lei e le sue tre compagne avete ricevuto dal nagual Juan Matus?
Ciò che ci obbliga a diffondere le idee di Don Juan Matus è la necessità di chiarire cosa ci insegnò. Per noi questo è un compito che non può essere più rimandato. Io e le altre tre sue allieve abbiamo raggiunto la conclusione unanime che il mondo in cui Don Juan Matus ci introdusse è nelle possibilità percettive di tutti gli esseri umani.
Abbiamo discusso tra noi su quale fosse la strada corretta da prendere. Rimanere nell’anonimato come ci aveva proposto Don Juan? Non era un’opzione accettabile. L’altra strada possibile era divulgare le sue idee: una scelta molto più pericolosa e impegnativa, ma l’unica che, riteniamo, abbia la dignità con cui don Juan ha permeato tutto il suo insegnamento.
Considerando ciò che lei ha detto circa l’Imprevedibilità delle azioni di un Guerriero, che noi abbiamo corroborato per tre decadi, possiamo aspettarci che questa fase pubblica duri per un po’? Fino a quando?
Non c’è modo per noi di stabilire un criterio temporale. Noi viviamo secondo le premesse proposte da Don Juan, e non ce ne discostiamo mai. Egli ci fornì il formidabile esempio di un uomo che viveva secondo ciò che diceva. E dico che è un esempio formidabile, perché è la cosa più difficile da emulare: essere monolitici e allo stesso tempo avere la possibilità di fronteggiare qualsiasi cosa. Questo era il modo in cui Don Juan viveva la sua vita.
Date queste premesse, l’unica cosa che si può essere equivale a un mediatore impeccabile. Non si è giocatori in questa cosmica partita a scacchi, si è solo pedine sulla scacchiera. Ciò che decide tutto è un’energia consapevole e impersonale, che gli stregoni chiamano Intento, o lo Spirito.
Qual è lo scopo di non permettere di essere fotografato, di registrare la sua voce o rendere noti i suoi dati biografici? Questo potrebbe influire su ciò che lei ha raggiunto nel suo lavoro spirituale? Se sì, come? Non pensa che sapere chi lei sia veramente potrebbe essere utile per alcuni sinceri ricercatori della Verità, come modo di dimostrare che è realmente possibile seguire il sentiero che lei promuove?
In riferimento alle fotografie e ai dati personali, come suoi allievi seguiamo le istruzioni di Don Juan. Per uno sciamano come lui la principale idea dietro l’astenersi dal rivelare i dati personali è molto semplice. È imperativo lasciare da parte quello che egli chiamava storia personale. Allontanarsi dal “me” è qualcosa di estremamente fastidioso e difficile. Ciò che gli sciamani come Don Juan cercano è uno stato di fluidità, dove il “me” personale non conta.
Egli credeva che l’assenza di fotografie e dati personali influisca su chiunque entri in questo campo di azioni in modo positivo, sebbene subliminale. Noi abbiamo l’incessante abitudine di usare fotografie, registrazioni e dati personali, ognuno dei quali nasce dall’idea di importanza personale. Don Juan diceva che è meglio non sapere nulla di uno sciamano.
In questo modo, invece di incontrare una persona, si incontra un’idea che può essere sostenuta. L’opposto di ciò che succede nel mondo quotidiano, dove abbiamo di fronte solo persone che hanno numerosi problemi psicologici, non idee, tutte persone piene fino all’orlo di “io, io, io“…
Consideriamo che la parola spiritualità significhi stato di coscienza in cui gli esseri umani sono pienamente in grado di controllare i potenziali della specie, qualcosa raggiungibile dalla trascendenza della semplice condizione animale attraverso una dura preparazione psichica, morale e intellettuale. È d’accordo con questa affermazione? Com’è integrato il mondo di Don Juan in questo contesto?
Per Don Juan Matus, uno sciamano pragmatico ed estremamente sobrio, spiritualità era un’idealità vuota, una nozione senza basi, che noi crediamo essere molto bella, perché rivestita di concetti letterari ed espressioni poetiche, ma che non va mai oltre quello. Gli sciamani come Don Juan sono essenzialmente pratici.
Per loro esiste solo un universo predatorio, in cui intelligenza o consapevolezza sono il prodotto di sfide di vita o di morte. Egli si considerava un navigatore dell’infinito, e diceva che, per navigare nell’ignoto, come fa uno sciamano, si ha bisogno di pragmatismo illimitato, sconfinata sobrietà e fegato d’acciaio.
In vista di tutto questo, Don Juan credeva che la spiritualità fosse semplicemente una descrizione di qualcosa di impossibile da raggiungere all’interno degli schemi del mondo della vita quotidiana, e che non fosse un vero modo di agire.
Lei ha sottolineato che la sua attività letteraria, così come quella di Taisha Abelar e di Florinda Donner-Grau, sia il risultato delle istruzioni di Don Juan. Qual è lo scopo di questo?
Lo scopo di scrivere quei libri fu dato da Don Juan stesso. Egli diceva che, anche se non si è scrittori, si può scrivere, ma lo scrivere è trasformato da azione letteraria in azione sciamanica. Ciò che decide il soggetto e lo svolgimento di un libro non è la mente dello scrittore, piuttosto una forza che gli sciamani considerano essere la base dell’Universo, e che loro chiamano Intento.
È l’Intento che decide la produzione di uno sciamano, che sia letteraria o di qualsiasi altro genere. Secondo Don Juan, un praticante di sciamanesimo ha il dovere e l’obbligo di saturare se stesso con tutte le informazioni possibili. Il lavoro degli sciamani è di informarsi accuratamente su ogni cosa che potrebbe avere relazione con argomenti di loro interesse.
L’atto sciamanico consiste poi nell’abbandonare tutto l’interesse nel dirigere il corso delle informazioni prese. Don Juan era solito dire: “ciò che organizza le idee che erompono da una tale fonte di informazioni non è lo sciamano, è l’Intento. Lo sciamano è semplicemente un condotto impeccabile”. Per Don Juan scrivere era soltanto una sfida sciamanica, non un compito letterario.
Si possono trovare episodi nel suo lavoro letterario che sono veramente incredibili per la mente occidentale. Come può chi non è un iniziato verificare che tutte quelle realtà separate sono reali come lei dichiara?
Può essere facilmente verificato coinvolgendo il proprio intero corpo invece della sola mente. Non si può entrare nel mondo di Don Juan intellettualmente, come un dilettante che cerca conoscenza veloce e rapida. Né nel mondo di Don Juan nulla può essere verificato con certezza.
La sola cosa che possiamo fare è arrivare a uno stato di consapevolezza accresciuta, che ci permetta di percepire il mondo intorno a noi in maniera più inclusiva. In altre parole, la meta dello sciamanesimo di Don Juan è di rompere i parametri della percezione storica e quotidiana e di percepire l’ignoto.
Questo è il motivo per cui egli si definiva un navigatore dell’infinito. Diceva che l’infinito si trova dietro i parametri della percezione quotidiana. Rompere questi parametri era lo scopo della sua vita. Poiché era uno sciamano straordinario, egli instillò quel medesimo desiderio in tutti noi. Ci forzò a trascendere l’intelletto e incorporare il concetto di rompere i parametri della percezione storica.
Lei afferma che la caratteristica basilare degli esseri umani è di essere percettori di energia. Si riferisce al movimento del punto di unione come a un fattore necessario per percepire l’energia direttamente. Come può questo essere utile a un uomo del ventunesimo secolo? Secondo i concetti definiti precedentemente, come può il conseguimento di questa meta aiutare il progresso spirituale di qualcuno?
Gli sciamani come Don Juan sostengono che tutti gli esseri umani hanno la capacità di vedere l’energia direttamente così come fluisce nell’Universo. Credono che il punto di unione, come lo chiamano, sia un punto che esiste nella sfera totale di energia dell’uomo. In altre parole, quando uno sciamano percepisce un uomo come energia che fluisce nell’Universo, vede una palla luminosa.
In quella palla luminosa lo sciamano può vedere un punto di maggior brillantezza, situato all’altezza delle scapole, approssimativamente a un braccio di distanza dietro di esse. La percezione viene assemblata in questo punto, l’energia che fluisce nell’Universo viene qui trasformata in dati sensoriali, e i dati sensoriali vengono poi interpretati, dando come risultato il mondo della vita quotidiana.
Ci viene insegnato a interpretare, e di conseguenza a percepire. Il valore pragmatico di percepire l’energia direttamente come fluisce nell’Universo è lo stesso, sia per un uomo del ventunesimo secolo che per un uomo del primo. Gli permette di allargare i limiti della sua percezione e di usare questo accrescimento all’interno del suo mondo. Don Juan diceva che sarebbe straordinario vedere direttamente la meraviglia dell’ordine e del caos dell’Universo.
C’è una domanda che mi sono posto spesso: la strada del Guerriero include, come fanno altre discipline, lavoro spirituale per coppie?
La strada del Guerriero include tutto e tutti. Ci può essere un’intera famiglia di guerrieri impeccabili. La difficoltà si trova nel terribile fatto che le relazioni individuali sono basate su investimenti emotivi, e nel momento in cui il praticante mette veramente in pratica ciò che ha imparato, la relazione si frantuma.
Nel mondo di ogni giorno gli investimenti emozionali normalmente non sono esaminati, e viviamo un’intera vita aspettando di essere ricambiati. Don Juan disse che ero un investitore duro a morire e che il mio modo di vivere e provare sentimenti poteva essere descritto semplicemente con: “io do solo ciò che gli altri mi danno.”
Quale aspirazione di un possibile miglioramento dovrebbe avere qualcuno che desideri lavorare spiritualmente secondo la conoscenza divulgata nei suoi libri? Che cosa raccomanderebbe a coloro che desiderano praticare gli insegnamenti di Don Juan da soli?
Non c’é modo di porre un limite su ciò che si può realizzare individualmente, se l’Intento è un intento impeccabile. Gli insegnamenti di Don Juan non sono spirituali. Lo ripeto, perché la questione è emersa più e più volte. L’idea di spiritualità non calza con la disciplina di ferro di un Guerriero. La cosa più importante per uno sciamano come Don Juan è l’idea di pragmatismo.
Egli distrusse le mie velleità e mi fece vedere che, da vero uomo occidentale, non ero né pragmatico né spirituale. Arrivai a capire che ripetevo la parola spiritualità per contrastarla con l’aspetto mercenario del mondo della vita quotidiana. Volevo fuggire dal mercantilismo del mondo della vita di ogni giorno e il forte desiderio di fare questo lo chiamavo spiritualità. Realizzai che Don Juan aveva ragione, quando pretendeva che arrivassi a una conclusione: definire ciò che consideravo spiritualità.
Non sapevo di che cosa stessi parlando. Quello che sto dicendo potrebbe suonare presuntuoso, ma non c’è altro modo di dirlo. Ciò che uno sciamano come Don Juan vuole è aumentare la consapevolezza, cioè essere capaci di percepire con tutte le possibilità umane di percezione. Questo implica un compito colossale e uno scopo inflessibile, che non può essere rimpiazzato dalla spiritualità dell’uomo occidentale.
C’è qualcosa che lei vorrebbe spiegare alla gente sud-americana, in special modo ai cileni? Vorrebbe fare qualche altra dichiarazione in aggiunta alle sue risposte alle nostre domande?
Non ho nulla da aggiungere. Tutti gli esseri umani sono allo stesso livello. All’inizio del mio apprendistato Don Juan provò a farmi vedere come la situazione dell’uomo fosse comune a tutti. Io, da sudamericano, ero molto coinvolto, intellettualmente, con l’idea della riforma sociale.
Un giorno rivolsi a Don Juan quella che pensavo fosse una domanda assoluta: come poteva rimanere impassibile di fronte alla situazione terribile dei suoi compagni uomini, gli indiani Yaqui di Sonora? Sapevo che una certa percentuale della popolazione Yaqui soffriva di tubercolosi, e che, a causa della loro situazione economica, non potevano curarsi. “Sì,” mi rispose, “è una cosa molto triste, ma, vedi, anche la tua situazione è molto triste, e, se credi di essere in condizioni migliori degli indiani Yaqui, ti stai sbagliando.
In generale la condizione umana è in un orrendo stato di caos. Nessuno sta meglio di un altro. Siamo tutti esseri che stanno andando a morire e, a meno di essere consapevoli di questo, per noi non c’è rimedio“. Questo è un altro punto del pragmatismo degli sciamani: divenire consapevoli che siamo esseri che stanno andando a morire.
Essi dicono che quando impariamo questo, tutto acquista un ordine e una misura trascendentali.
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