Da sempre è un problema indirizzare l’attenzione del pubblico alla conoscenza della teoria dell’Universo Elettrico, visto che i media prediligono il Big Bang e la sua fantascientifica visione dell’Universo.

Per il bene della scienza, spero che il Big Bang non sia stato scoperto, ma inventato dai matematici, su proposta di George Lamaitre, sacerdote cattolico e astronomo belga, il quale attribuiva l’origine dell’Universo all’esplosione, Big Bang, di un “atomo primordiale” o “uovo cosmico”.

Per la cosmologia del Plasma la teoria del Big Bang non è realistica e sfida i principi stessi della fisica, soprattutto quando afferma che la maggior parte della materia nell’Universo non è visibile, Materia Oscura, e che i Buchi Neri, vere e proprie assurdità matematiche, caratterizzano le galassie.

Fred Hoyle credeva che una sola, di solito semplice osservazione, potesse screditare un pregiudizio affermato come il Big Bang. Ma, quando la scienza perde il dominio della logica e prevalgono teorie come il Big Bang, qualsiasi osservazione scientifica è in totale balia della strumentalizzazione.

L’Institute of Electrical and Electronics Engineers (Istituto degli Ingegneri Elettrici ed Elettronici), con sede negli Stati Uniti, riconosce la cosmologia del plasma, o teoria dell’Universo Elettrico, come disciplina dell’ingegneria elettrica e attraverso le osservazioni astronomiche ne studia la dinamica.

Relazioni e temi specifici sulla cosmologia del plasma sono pubblicati nella rivista dell’IEEE Transaction on Plasma Science, le cui discussioni ricordano molto le riviste scientifiche di un secolo fa, quando la cultura non era monotematica come ai giorni nostri. A differenza della cosmologia del Big Bang, la cosmologia del plasma è soggetta a prove sperimentali in laboratorio, è in grado di dimostrare con semplici principi fisici la formazione elettrica e il comportamento delle galassie a spirale e delle stelle, senza ricorrere a un’ipotetica materia oscura e ai buchi neri.

Quasi tutto l’Universo visibile è composto da plasma, un gas in cui alcuni atomi hanno perso un elettrone o due. Tuttavia, a differenza dei gas che ci sono familiari sulla Terra , il plasma, essendo un ottimo conduttore, reagisce fortemente alla presenza di campi elettromagnetici. Il suo comportamento è talmente straordinario da farlo ritenere vivente, connotazione che riteniamo fondamentale per il “nostro” Universo Elettrico.

L’Universo non è vuoto, nello spazio scorrono fiumi di correnti elettriche, e i campi magnetici rilevati possono essere generati solo da queste. I radiotelescopi, quando elaborano le mappe galattiche dei campi magnetici, non fanno che confermare quanto già riscontrato dai cosmologi del plasma negli esperimenti di laboratorio. Basterebbe questa constatazione, per far accorrere gli astrofisici del Big Bang nei laboratori di fisica del plasma. Ma questi matematici teorici, quali gli astrofisici sono, scontano la super specializzazione della loro professione.

Lo storico Jaques Barzum definì la specializzazione come “una sorta di etichetta, che decreta che nessuno specialista deve perdere tempo con gli impegni di un altro, per non essere considerato intruso o ignorante”. Eric Lerner, cosmologo, autore de Il Big Bang non c’è mai stato, afferma che “uno degli aspetti più distruttivi della metodologia del Big Bang è sostenere l’idea che solo le persone ferrate in una matematica estremamente complessa siano in grado di capire l’Universo, questo per affermare che non riuscire a capire, denota stupidità o incompetenza”.

La cosmologia è, in questo momento, una contrapposizione tra la visione metafisica del Big Bang sostenuta dagli astrofisici relativisti, e la visione dell’Universo Elettrico proposto dagli ingegneri, legata alla semplicità del mondo reale. Tutto ruota attorno al quesito se esiste o meno elettricità nello spazio. I sostenitori del Big Bang lo negano, i cosmologi del plasma lo sostengono. Gli studiosi impegnati nella divulgazione della Teoria dell’Universo Elettrico stanno cercando, in questo modo, di realizzare una rivoluzione scientifica, che hanno chiamato “rivoluzione elettrica”. Così come quella copernicana, la rivoluzione dell’Universo Elettrico avrà conseguenze sociali e scientifiche di vasta portata.

La storia dimostrerà che la cosmologia del Big Bang è uno sfortunato incidente, originatosi all’inizio del XX secolo, quando Albert Einstein (1905) concepì l’Universo come un oggetto vuoto dominato dalla gravità e in grado di essere deformato, a cui qualche decennio più tardi, si aggiunse una fantasiosa interpretazione dei “redshift” extragalattici. Da queste due confuse visioni nacque il concetto dell’universo in espansione. La teoria del Big Bang è una costante sfida ai principi della fisica, a cominciare dalla creazione di materia dal nulla, passando per l’impossibilità di osservare questa materia (oscura), per finire all’espansione e all’età dell’universo.

Gerrit Verschuur, un radio astronomo, ex direttore del Planetario Fiske presso l’Università del Colorado, conosce l’importanza della radio astronomia quale strumento per la mappatura dei circuiti cosmici in un Universo Elettrico. L’arroganza dei cosmologi del Big Bang è impressionante, soprattutto quando pretendono di spiegare fenomeni fisici attraverso delle sole equazioni matematiche, non riuscendo poi a dare un’esauriente spiegazione dei concetti quali massa, gravità, magnetismo e luce.

È dalla fine del XIX secolo che ricercatori e ingegneri, attraverso la comprensione dei fenomeni elettrici nelle lampade ad arco, nelle saldatrici, nei tubi sotto vuoto, nelle macchine per le lavorazioni industriali e negli esperimenti ad altissima energia presso i laboratori di Los Alamos e Sandia, per primi hanno visto impressionanti analogie con i fenomeni astronomici, a cominciare dalle aurore boreali. Kristian Birkeland, norvegese, agli inizi del XX secolo, riuscì a riprodurre le caratteristiche di aurore, macchie solari, comete, attraverso esperimenti durante i quali associò magnetismo e correnti elettriche, che lui ipotizzò scorressero tra Sole e Terra (come fu poi confermato), e proprio alle correnti elettriche galattiche è stato dato il suo nome: Correnti di Birkeland.

Fondamentale fu la sua scoperta sull’origine remota (centro delle galassie) delle correnti elettriche che pervadono l’universo. È fondamentalmente lo stesso meccanismo che usiamo sulla Terra per illuminare le città. Hannes Alfvén, svedese, premio nobel per la fisica 1970, uno degli artefici della cosmologia del plasma, ipotizzò un universo percorso da correnti elettriche già negli anni trenta del XX secolo durante le sue ricerche sul plasma e sui raggi cosmici, ricerche regolarmente ignorate dagli astronomi.

L’atmosfera terreste è un ambiente particolare, in cui il plasma non si trova in forma naturale, tranne che nei fulmini e nelle aurore. Nello spazio, invece, è proprio questa la forma dominante, e, siccome il plasma pervade l’universo, è più corretto definirlo lo stato fondamentale della materia.

Lo “stato di plasma” è una condizione fisica nella quale si riscontrano fenomeni di ionizzazione, cioè presenza di cariche elettriche positive o negative, ed è proprio la ionizzazione, insieme ai fenomeni elettromagnetici ad essa correlati, a decretare l’inattendibilità delle forze meccaniche gravitazionali quali fondamenti per la dinamica dell’universo, in virtù della minore intensità di azione reciproca. Una delle caratteristiche dello stato di plasma dell’universo è la presenza di filamenti dovuti alle strizioni delle correnti elettriche.

L’universo nella sua apparente complessità cela un funzionamento semplice: l’elettromagnetismo è alla base di questa semplicità. Dalle strutture sub-atomiche ai super ammassi galattici l’elettricità è la forza dominante. È giunta l’ora di un’altra veduta astronomica, l’universo elettrico mira a liberarci dal guscio metafisico del Big Bang, e a presentarci l’universo quale esso è nella realtà, il nostro futuro dipende dalla conquista di questa realtà.


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