La montagna si eleva verso il sole. Ma la montagna pesa, è fatta di sassi. In qualche recesso delle sue viscere nacquero un giorno due piccole sorgenti d’acqua limpida che cercavano di uscire all’aperto.
Ma la montagna non cedeva. Le opprimeva, le soffocava. Durò un bel po’ di tempo finché, facendosi largo a poco a poco, le sorgenti riuscirono a venire alla luce ai piedi della montagna.
Com’erano stanche! Ma non c’era tempo per riposarsi. Appena erano scaturite dalla terra sentirono delle grida provenire dal muschio, dall’erba, dai fiorellini, dalle rose alpine: “Dateci da bere! Dateci da bere!”.“Fossi matta!”, disse la prima sorgente. “Ho faticato senza sosta laggiù sottoterra, mentre voi, pigri, ve ne stavate al sole. Non vi darò proprio niente!”.
“Non ci darai niente?”, disse il muschio piccato. “E allora noi non ti lasceremo passare”. “Ti sbarreremo la strada con le nostre numerose radici”, dichiarò l’erba. “Ti copriremo, così nessuno ti troverà”, minacciarono i cespugli di rose alpine e di rovo.
La seconda sorgente fu più condiscendente. “Bevi, sorella erba, però fatti da parte perché io possa proseguire il mio cammino!”. Bevvero un poco anche i cespugli ma si tennero fuori dalla corrente. Il muschio succhiò l’acqua soltanto da una parte. “A me basta solo inumidire la radice”, disse la rosa alpina. “Corri pure avanti!”.
La sorgente correva. Dava da bere a tutte le piante e tutte le cedevano il passo. E siccome correva molto rapidamente, la gola della montagna dalla quale usciva si puliva e si allargava sempre più. La sua acqua era fresca e limpida come cristallo.Rotolava giù dalla montagna nella valle, saltando sopra i sassi, bagnando i prati, lambendo le radici dei salici e più si dava a tutti e più diventava forte e impetuosa. Lei stessa non sapeva come.
Le piante l’amavano e lasciavano che altre sorgenti s’unissero a lei. Così essa divenne un grande fiume nel quale vivevano numerosissimi pesci e navigavano tanti battelli.
Alla fine arrivò al mare. Quando giunse alla foce, l’azzurro padre Oceano la prese fra le sue braccia e la baciò sulla fronte. “E tua sorella? Dov’è tua sorella sorgente?”, chiese. “Ah, padre! Purtroppo è diventata paludosa, marcia e puzzolente”.
“Così è la vita, figliola mia”, disse il padre Oceano. “Tua sorella non voleva dare agli altri ciò che aveva ricevuto. Vedi? Anch’io oggi ti ricevo in restituzione del vapore che da me è salito verso la montagna. La vita è dare. Tenere per se è la morte”.
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