Viviamo in completa dipendenza dagli altri. L’attaccamento è la nostra prigione.
Senza la loro considerazione, senza il loro apprezzamento ci sentiremmo inutili e vuoti. Pur di essere accettati, pur di non essere messi da parte e avere un minimo di riconoscimento esterno saremmo disposti a tutto.
Per questo ci facciamo continuamente condizionare.
Le parti di noi che vengono maggiormente apprezzate diventano la nostra principale identità. Quello che abbiamo appreso dall’esterno, su ciò che è bene o che è male essere e fare, diventa parte delle nostre credenze, dei nostri valori, della nostra personale verità.
Difficilmente saremmo in grado di comportarci diversamente, difficilmente riusciremmo a trasgredire… se non, talvolta, in situazioni sicure in cui non rischieremmo di essere “scoperti”.
Molto più spesso però, finiamo addirittura col non accorgerci dell’illusorietà della situazione, negandola direttamente a noi stessi e non riconoscendo neppure di avere altre esigenze o velleità.
Tutto questo ha un costo: non ci permettiamo di esprimere ciò che in realtà ci apparterrebbe o che semplicemente ci farebbe stare bene, perché vorrebbe dire discostarsi da quell’immagine che tanto ci procura accettazione e apprezzamento.
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