La Sacra di S. Michele per i piemontesi ed i valligiani, abitanti della Val di Susa in particolare, è un richiamo costante. Essa infatti chiama a sé frotte di turisti curiosi e studiosi di esoterismo, oltre che di spiritualità. La Sacra è altresì un baluardo fra i monti; una vetta sull’Infinito Iceberg dei monti circostanti che diventano tutt’uno col Cielo; un tramonto infuocato o un mantello innevato; un Cuore pulsante per chi l’ammira estasiato.
Per chi come me è nato sotto le sua dimora, ovvero vive con lo sguardo ad essa rivolto ogni volta che percorre la strada da Rivoli verso Susa, comprende il senso di gioia e gratitudine che si prova nel ritrovarla là, maestosa e onnisciente, come se si fosse trattenuto il fiato e temuto che la Sacra potesse essersi dissolta o volata via dall’ultima volta che la si è lasciata alle nostre spalle (siano settimane o poche ore).
La Sacra ci chiama, ci viene a sollecitare nei sogni bussando al nostro onirico vivere chiedendoci di tornare a Lei, perché essa ha un messaggio per tutti che si rinnova ad ogni visita o ad ogni passaggio sotto la sua montagna: la montagna del Drago. Probabilmente alcuni lettori rimarranno stupiti di questa mia affermazione, in quanto notoriamente S. Michele sconfigge il Drago o lo tiene a bada, come normalmente si dice. In verità non è proprio così. Diamo dunque uno sguardo alla sua storia e vediamo di capire dove ebbe inizio il mito.
La data di costruzione degli edifici che compongono la Sacra, è incerta: in alcuni scritti si parla del 996 in altri in una data compresa tra il 999 e il 1003. Dunque in pieno periodo in cui i misteri legati al Sacro Graal erano molto sentiti. Ricordo che a partire dal 799 e precisamente dall’Incoronazione di Carlo Magno, le leggende legate al Ciclo Arturiano dapprima ed i poemi dedicati a Parsifal poi, servirono a fornire nuovi spunti di rilancio per comprendere i misteri della vita, che la decadenza dell’Impero Romano aveva portato con sé.
Da qui alla rinascita del Sacro Romano Impero voluta da Carlo Magno e dai suoi paladini, il passo fu breve. In esso si riconosceva la Magia, come forza impressa e sprigionata dalle Spade, quali la Durlindana, che con la musica dei Corni, il mitico Olifante, forniva un anelito di consapevolezza di come la realtà sia multiforme, multidimensionale, multienergetica e che vivere per degli ideali di correttezza e magia, intesa come riconoscimento del Sentire energetico che si sprigiona a contatto con certi luoghi, è bello oltre che doveroso.
La presunta Durlindana a Rocamadour, Francia (Fonte Wikipedia)
L’eco delle mitiche imprese di Carlo Magno e dei paladini di Francia, si propagò ed amplificò in tutte le valli europee, in particolare lungo le Alpi, tanto che sorsero Abbazie per creare dei veri Centri Studi Unificati, dove il latino faceva da elemento di unione fra appartenenti di popoli diversi, giunti da ogni dove ed in particolare alla Sacra di S. Michele come monaci apprendisti, o Studenti per sperimentare i “misteri alchemici” da fare propri, per tornare a Corte rinnovati nello Spirito e nella Consapevolezza che la Via Iniziatica Draconiana offriva.
L’Olifante
Il tutto in uno scenario paesaggistico meraviglioso con la visione dalla terrazza della Sacra, della catena delle Alpi Cozie e Graie fino alla lontana Liguria. Inoltre proprio nella montagna di fianco al monte Pirchiriano, così è chiamata la montagna che ospita la Sacra, quasi come un suo prolungamento, è possibile scorgere un avvallamento sinuoso come il crinale di un Drago addormentato. Il Drago sta dormendo o meglio ha dormito per secoli, lungo il “Tempo del Terrore” legato all’Inquisizione. La Sacra vide infatti imprigionati nelle sue segrete Cavalieri Templari e altri, Alchimisti ordinati e legati alla linea del Graal, che volevano portare avanti le antiche conoscenze.
Molti tentarono di opporsi al fuoco dell’oblio che i Roghi inquisitori delle Coscienze, del Sapere e di chi impersonificava le tradizioni culturali, dette pagane, vollero annientare. Non ci riuscirono del tutto: dunque inventarono la leggenda secondo cui S. Giorgio dapprima, S. Michele poi, riuscirono ad estirpare il “Male” rappresentato iconograficamente dal Drago.
In verità la Lancia che punta alla gola del Drago sta a simboleggiare il tentativo di sovrastare le Coscienze, in un oblio perpetuato in nome di un ipotetico permesso divino. Ha lo stesso valore della lingua mozzata a Giordano Bruno poco prima dell’esecuzione della sua condanna a morte. Chi lo condannò infatti temeva la sua lingua, più che Giordano la sua morte.
Orbene la Sacra ed il Drago vegliano insieme. Non vi è predominio dell’una sull’altro. Essi hanno entrambi un ruolo da svolgere.
La Sacra invita alla meditazione, allo studio degli antichi testi, a sentire il silente silenzio che alberga nell’Anima; il Drago invita alla contemplazione attiva, vale a dire all’ascolto del Vento che ininterrotto attraversa la Valle. Come un monito il Drago invita a sperimentare trasmutazioni alchemiche di elementi fisici e non, per arrivare a trasmutare le Coscienze sopite da millenari oblii voluti da menti che vollero relegare la Via Draconiana e tutte le vie iniziatiche a Sentieri oscuri velati dal male.
Il Drago rappresenta dunque la Coscienza che si risveglia. Esso scompare dai palcoscenici delle società di tanto in tanto, quando sente la corruzione dei popoli, per tornare allorché sente un fluire energetico fluente, segnale alchemico che le Energie volgono alla Ricerca del Sapere e della connessione con gli strati sottili dell’Essere.
Chi si reca alla Sacra, infatti, sente un fluire energetico molto forte. Esiste un punto, considerato molto sacro e potente, collocato nelle rovine del vecchio convento, oggi esterno al complesso principale. Chi si pone in linea con esso, se ha un intento autentico di connessione, può sentire scorrere attraverso se stesso, un flusso di Energia che scorre lungo le Valli. Tracciando ipoteticamente una linea retta sull’Infinito, si può giungere ai luoghi che videro fiorire la Stirpe del Sacro Graal e oltre ancora.
Una linea infinita di spazio e tempo … Il Drago n’è custode, non antagonista. Egli sonnecchia sempre in allerta, sempre vigile, sempre pronto ad offrire il proprio sapere consapevole a chi vuole compiere il Viaggio Iniziatico per trasmutare la propria coscienza di Sè e dei Mondi. Non a caso vigila dalla montagna posta come completamento. Egli sa. Egli guida chi vuole conoscere, alla Cosciente Comprensione che la Sacra offre nel visibile. E’ l’emanazione energetica della Consapevolezza dei ritmi biologi, fisici e metafisici degli Universi.
Visibile ed Invisibile: Sacra e Drago. La Sacra è il femminile; il Drago l’elemento maschile.
Essi rappresentano due facce della stessa medaglia, che diventano un Unico aspetto energetico per il postulante che ne sa cogliere l’essenzialità: la vibrante connessione con tutti gli strati sottili dei luoghi che hanno segnato la Storia, ovvero la storia è stata segnata dai passaggi dei loro flussi energetici che hanno trasmutato le nostre Coscienze, affinché ancora oggi si possano aprire gli “Occhi dei Cuori” e vedere l’Infinito.
Nel mentre la Sacra veglia elegantemente adagiata sul suo Monte “vertiginosamente santo” ed il Drago insegna con la sua emanazione potente come espandere la propria coscienza, senza perdere il senno (come allegoricamente dissero dell’ Orlando, il cui cervello si perse negli Astri), con la presenza centrata di se’ nel proprio Asse, in linea con la Linea energetica del Cosmo.
Loro offrono, sta a noi raccogliere. E’ il Libero Arbitrio nella sua accezione più ampia.
Il Drago ed il Sacro Graal
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