Il Sigillo di Salomone

Il simbolo della stella sei punte formata da due triangoli equilateri incrociati è noto come Esagramma, Sigillo di Salomone, Scudo o Stella di Davide o Esalfa; rappresenta il senario, la moltiplicazione per 2 del numero 3, che ci indica l’equilibro magico presente nell’Universo, cioè l’interrelazione e la compenetrazione della polarità maschile-celeste-spirituale-solare (triangolo rivolto in alto) e femminile-tellurica-materiale-lunare (triangolo rivolto in basso), unione del macrocosmo con il microcosmo.

E’ un simbolo universalmente adottato dall’ebraismo ed è presente anche in Massoneria (la cui costituzione viene fatta risalire all’architetto Hiram costruttore del tempio del Re Salomone), nella pratica magica è considerato il più potente talismano di protezione contro qualsiasi attacco esterno, e possiamo constatare che a differenza del Pentagramma o Pentalfa (la stella a cinque punte) non può essere rovesciato e non può dunque assumere un significato contrario e negativo; si narra che Re Salomone (ancora oggi noto per la sua saggezza ed equanimità) se ne servì fino al momento della morte per scacciare i demoni e per invocare gli angeli.

Il Sigillo di Salomone
“Il simbolo della stella sei punte formata da due triangoli equilateri incrociati è noto come Esagramma, Sigillo di Salomone, Scudo o Stella di Davide o Esalfa.”

Il Sigillo di Salomone nei vari ambiti

Nell’ambito dell’Alchimia, il simbolo è l’unione tra l’elemento del fuoco (simboleggiato da un triangolo equilatero con la punta rivolta verso l’alto) e quello dell’acqua (un triangolo equilatero con la punta rivolta verso il basso), e significa equilibrio cosmico. L’interpretazione alchemica non è però priva di agganci con i misteri della lingua ebraica. La stella appartiene, per usare i termini della fenomenologia delle religioni, alla serie delle teofanìe uraniche, vale a dire è un simbolo celeste, ed il cielo, in ebraico, si chiama shamayim, parola che unisce ‘esh (Fuoco) con mayim (Acqua).”

In ambito esoterico la stella a sei punte identifica le funzioni dell’inconscio nella parte al di sotto dell’orizzonte e quelle coscienti al di sopra della linea dell’orizzonte, se ne serve come simbolo per rappresentare le funzioni psichiche più importanti dell’individuo.

Esistono molteplici variazioni di forma dell’esagramma e certamente non possiamo non citare il “fiore della Vita” i cui sei petali costituiscono lo schema della creazione; lo stesso disegno della stella a fiore, detta “stella della fortuna”, è diffuso in tutto l’arco alpino ed è considerato propiziatore di guarigione e fortuna (è diventato oggi il simbolo del popolo padano della Lega Nord, che lo rappresenta inscritto in un cerchio e lo chiama “Sole delle Alpi” o “margherita a sei petali”).

Sempre in connessione al simbolo del “Fiore della Vita” troviamo anche la struttura geometrica della Stella Tetraedro nella Mer-Ka-ba che è formata da due tetraedri che si intersecano e creano una stella di Davide tridimensionale. Tale figura rappresenta l’equilibrio tra la dimensione elettrica – maschile e mentale “superiore” e quella magnetica – femminile ed emozionale “inferiore”.

Il Sigillo di Salomone
“Il numero sei, cui questo simbolo naturalmente si riferisce, ha tra i suoi significati quelli di unione e di mediazione.”

I suoi significati

“Il numero sei, cui questo simbolo naturalmente si riferisce, ha tra i suoi significati quelli di unione e di mediazione: nel simbolismo estremo-orientale, sei tratti disposti in forma di linee parallele rappresentano infatti il termine mediano della Grande Triade Cielo-Uomo-Terra, l’Uomo come Mediatore fra il Cielo e la Terra; si tratta naturalmente dell’ “Uomo vero”, che unisce in sé le due nature, celeste e terrestre.

Nell’ermetismo cristiano del Medioevo i due triangoli dell’esagramma rappresentano le due nature del Cristo, divina e umana. Nella Cabala ebraica il numero sei è il numero della creazione (i sei giorni della Genesi, in relazione alle sei direzioni dello spazio); di qui l’attribuzione dello stesso simbolo al Verbo o Principio.

Il figlio delle stelle guarda il suo riflesso nell’acqua e sorride:
le sue labbra sono i petali di un fiore scarlatto, i suoi occhi viole di campo, il suo corpo un narciso appena sbocciato. Sorride a se stesso, ma scaglia pietre e parole crudeli contro gli altri. Non è forse sceso dal cielo in un manto di stelle, lui? Come osano i comuni mortali rimproverarlo? Dopo ogni lite corre a specchiarsi, capace di amare soltanto se stesso. Finché un nuovo riflesso appare sull’acqua: ora sarà un muso di rospo a ricambiare il suo sguardo superbo, e un corpo di serpe a racchiudere il suo cuore di ghiaccio. (Charles Baudelaire)


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