Il primo passo verso la conoscenza di sé stessi può essere anche doloroso, ma è necessario per iniziare ad uscire dall’illusione.
Un proverbio orientale afferma: “L’uomo dorme, solo la morte potrà svegliarlo”. Quando uno è vicino alla morte può accorgersi come sta costruendo la propria vita. Esiste una meditazione tibetana che è meravigliosa ed è chiamata “meditazione della morte”. Ti siedi in solitudine e, dopo aver sentito il tuo corpo, immagini che la tua vita si sta spegnendo. Sono gli ultimi istanti della tua esistenza.
Ti sei mai chiesto come saranno gli ultimi minuti della tua vita? Cosa penserai? Come ti sentirai? Forse avrai una lista di cose che avresti voluto fare e che invece non hai fatto. I tibetani insegnano a fare questa lista adesso e a lottare con tutte le forze per realizzare quello che vi sarà scritto. Solo così la vita sarà piena e tu potrai accettare la morte perché sazio dei tuoi giorni.
La vita per te non sarà un colpo mancato, qualcosa che ti sarà sfuggito di mano, ma l’avrai afferrata, te ne sarai saziato e sarai più capace di abbandonarla. Imparare a vivere oggi è l’unico modo per imparare a morire domani. Noi non sappiamo vivere ed è per questo che abbiamo paura di morire. Non sappiamo vivere perché nessuno ce lo ha mai insegnato.
A scuola ti hanno insegnato la vita di Mazzini e di Garibaldi, personaggi storici morti anni fa, senza spiegarti i loro drammi interiori ed i loro vissuti, non te li hanno mostrati nella loro umanità. In tal modo non hai compreso che anche tu puoi diventare un eroe, un individuo speciale e hanno aumentato il tuo isolamento. Non ti hanno insegnato perché nessuno ha insegnato loro.
Non ti hanno insegnato, ad esempio, che sei meccanico e che tendi alla meccanicità. Che ripeti dei modelli di comportamento, che non sei nel presente, ma sempre proiettato nel domani e nelle sue preoccupazioni oppure nello ieri e nei suoi rimpianti. Non ti hanno mai insegnato che l’ansia, la tensione, il nervosismo sono la causa di numerose malattie. La medicina e l’immunologia confermano questa teoria sino al punto da aprire nuovi orizzonti di cura e prevenzione.
Non ti hanno insegnato ad amare il tuo corpo, semmai ti hanno insegnato ad odiarlo. Ti hanno vietato di toccarlo, di osservarlo, di amare anche le zone più segrete e così hanno creato la perversione, il senso del peccato e la colpa.
Non ti hanno mai insegnato a diventare individuo e, così, hanno creato degli esseri frazionati, in conflitto con sé stessi, con mille Io e diecimila maschere. Ti hanno insegnato a rafforzare la personalità piuttosto che ciò che vi è oltre. Ti hanno insegnato a difenderti sempre e continuamente e a fidarti a volte del cuore e a volte della testa. Hanno creato individui non unitari, a volte troppo cerebrali, a volte troppo emotivi.
La religione ti ha insegnato a vedere Dio come la fonte delle emozioni negative peggiori. Dio che chiede di non peccare e che prepara il forno nel quale ficcarci se pecchiamo. Dio che chiede sempre troppo e che condanna in ogni momento. La nuova generazione che comprende l’inganno che si cela dietro questo dominio psicologico ha smesso di avere degli ideali ed una sua spiritualità. La televisione è diventata il suo Dio, e i Vip i suoi idoli e tutto il meccanismo è andato a vantaggio della spersonalizzazione.
Sei spersonalizzato e non te ne rendi conto. Non sei il padrone di te stesso, anche se credi di esserlo. Basta osservarsi per capirlo. Ti hanno sempre insegnato a considerare il mondo, ad invidiare coloro che hanno, a mostrare per farti vedere migliore… mai ti hanno insegnato che non c’è spettacolo più interessante di sé stessi. Se te lo avessero insegnato avresti potuto rendere più vasto il tuo cielo interiore. Ed invece hai imparato ad abbellire solo la tua immagine, fraintendendo il modo per diventare migliore. Cosa vuol dire essere migliori? Vuol dire avere la capacità di capire sé stessi e superare le proprie paure, i propri conflitti, sviluppare una forza nuova, una nuova energia, uno stimolo alla vita.
Tu hai un potenziale vastissimo, eppure ti riduci ad utilizzarne solo un’infinitesima parte.
Questo perché per usare le tue risorse non solo devi sapere come fare, ma soprattutto devi metterti a scavare per attingervi. Devi procurarti delle nuove attrezzature ed utilizzarle. Studiare nuovi progetti e cambiare il modo di pensare, mettere in discussione i tuoi schemi mentali e acquisire il coraggio di camminare verso nuovi orizzonti. Ti invito a costruire un nuovo te stesso, ancora prima di una buona immagine nel mondo.
Ti invito a fare un lavoro pratico, a non rimandare a domani, ma ad iniziare da subito e così sviluppare quell’essere dal meraviglioso potenziale che è in te; quella forza che credi di non avere, ma che invece hai e non usi. Ti invito a provare e a fare qualche sforzo in questa direzione in quanto, in questo campo, anche il più piccolo sforzo porta risultati imperituri, che nessun ladro potrà mai rubare. Da dove cominciare? Puoi cominciare sin da adesso se farai le cose che ti dirò. Innanzi tutto devi decidere di iniziare oggi con me una vita nuova, una nuova relazione con te stesso. La radice della parola relazione è dal latino relatio, da referre cioè “riferire”. Vorrei che tu avessi un nuovo modo di riferire a te stesso, che tu comunicassi con te stesso in modo assolutamente diverso.
Talvolta decidiamo di ricominciare con gli altri da un nuovo punto di vista, di mettere da parte tutti i rancori e di iniziare sotto una luce nuova di rispetto, amore ed ascolto. Vorrei chiederti di far pace con te stesso, di iniziare ad amarti e rispettarti di più, di ascoltarti, di osservarti, di ricordarti di te.
Più imparerai a farlo più circonderai te stesso di una nuova energia, di un alone benefico che avvolgerà la tua famiglia, i tuoi amici, la tua vita. Più amerai te stesso, più aumenterà la capacità di amare gli altri.
Puoi iniziare subito se vuoi. Basta chiudere gli occhi adesso, insieme a me, ed iniziare ad ascoltare il tuo corpo. Sapevi che il primo passo dell’amore è l’ascolto? Inizia a sentire il tuo corpo ed inizia a parlarti. Dì a te stesso: “Hai ragione ti ho trascurato in tutti questi anni di vita insieme. Ti ho maltrattato, sia nel fisico che nel cibarmi di cattivi pensieri ed emozioni distruttive. Spesso ho permesso all’ambiente circostante di entrarmi dentro e mi sono spento, invece di rifulgere nel buio. Questo perché ho affinato il mio orecchio fisico piuttosto del mio orecchio interiore. Ora ti ascolto e desidero iniziare sinceramente un nuovo rapporto con te. Ho deciso di amarti.”
Questa proiezione che tu fai di te stesso ti aiuterà; è solo un artificio utile, un mezzo, non devi diventare schizofrenico. Devi solo iniziare a rispettarti, così come rispetteresti il tuo più grande amico. Ora che hai fatto questa promessa devi mantenerla. Non sono le promesse che si fanno a sé stessi, quelle più importanti? Eppure sono proprio quelle che con più facilità tradiamo.
Siamo fatti così, preferiamo tradire noi stessi.
Ti rendi conto di quanto è radicale il cambiamento a cui ti chiamo?
Ti chiedi di acquisire una lealtà con te stesso che è contraria a tutto quello che la società ti ha abituato da quando eri piccolo.
La lealtà verso sé stessi è stata negata, perché è stata negata la tua essenza affinché potessi meglio integrarti nel “sistema”. Si sono concentrati a farti sviluppare non le tue reali capacità, ma le tue maschere affinché la tua integrazione potesse risultare più prestigiosa e consequenziale. Hanno negato la tua unicità, hanno rifiutato la tua diversità, come potevano insegnarti la lealtà verso te stesso? Per questo il lavoro è difficile. Devi combattere con anni di condizionamento radicati.
Ti sembrerà di lottare contro te, mentre lavorerai per te. Ormai alcuni atteggiamenti dannosi, veleno che il mondo ha iniettato su noi tutti, sono diventati parti di te. Li difendi come se difendessi te stesso. Difendi la tua immagine senza renderti conto che non sei tu.
Ti riterrai comunista invece di vederti come un individuo che condivide alcune idee del comunismo. Oppure ti riterrai anticomunista, diventerai tu stesso identificato con quelle idee fino al punto che se incontrerai un comunista ti sentirai a disagio. Eppure quando eri un bambino non eri un comunista, non eri un fascista, sono vestiti che hai indossato più tardi, quando nessuno ti ha insegnato ad essere te stesso.
Tu sarai le tue idee, tu sarai la tua squadra di calcio e la tua vera Essenza non ci sarà più….
Intorno alla tua radice si è formata una gramigna velenosa, nata da anni di condizionamento. Estirparla sarà difficile perché si è unita ad essa perniciosamente. Solo tu puoi farlo e nessun altro. Chiudi gli occhi insieme a me e senti la brevità della tua vita.
Avvicinati a te stesso, stai con te e inizia a sentire il tuo corpo. Queste mani, queste braccia che fanno sempre quello che gli chiedi, serve ubbidienti. Sei mai stato consapevole del tuo corpo come in questo momento? Lo hai vestito in mille modi, ma tu sentine la nudità. Vai verso ciò che i tuoi abiti non abbelliscono, ma nascondono.
Ora passa ad osservare i tuoi pensieri. Quanti pensieri hai pensato! In quanti ti sei identificato! Lasciali tutti ed osservali sentendo te stesso. Essi sono il tuo prodotto, non i tuoi padroni.
Osserva adesso le tue emozioni… terrore ed estasi si sono avvicendati, dolore e gioia come una ruota ti hanno fatto conoscere istanti sublimi e eternità di sofferenza. Vai Oltre.
Cerca di vederti aldilà delle tue emozioni, anch’esse sono un tuo prodotto, non sei tu. Questa è la cosa più difficile. È possibile abbandonare un’idea, ma non è possibile abbandonare un’emozione che ti è nata dentro. Ne sei troppo identificato. Eppure se tu avessi la capacità di vederle, prima ancora di esprimerle capiresti che è possibile vivere un’esistenza da liberi e non da schiavi.
Le emozioni sono il sale della nostra vita, noi le abbiamo trasformate nella sabbia dei nostri pantani interiori. Invece di godere della tenerezza e di calarci nella profondità del dolore, comprendendone il messaggio, rifiutiamo le emozioni dolorose e diventiamo sordi a noi stessi.
Oppure ci ripariamo sotto le malandate grondaie di emozioni negative solo perché la preoccupazione e l’ansia sono l’unica prassi conosciuta per affrontare i problemi. Nemmeno ci chiediamo se possano esistere nuove modalità emotive, talmente siamo radicati in quelle abituali. Cambiarle significherebbe una trasformazione troppo grossa nemmeno da prendere in considerazione.
Le emozioni positive poi non le sappiamo trattenere. Anche una buona notizia non riesce a rallegrarci così come una cattiva riesce invece a spegnerci. Rimani seduto con gli occhi chiusi e vedi tutto questo: mezzi, strumenti, capacità spesso non usate perché troppo identificati nel film della vita.
Cerca di alzarti da quel ruolo di spettatore passivo, entra nella scena e vai oltre, dietro le quinte. Cerca di diventare tu il regista. Il regista del tuo corpo, delle tue emozioni, dei tuoi pensieri. Torna a te stesso definitivamente e per sempre. Questa è la nuova nascita: un rapporto nuovo con sé stessi.
Eppure esiste il rischio che queste rimangono solo parole stampate. È più di un rischio, è una certezza. Appena alzerai lo sguardo da questo foglio dimenticherai la tua intenzione, stanne certo. Questo accade perché nella vita di un uomo dovrebbero avvenire nuove nascite ogni giorno, ogni giorno l’intento dovrebbe essere riaffermato.
Perché ogni giorno bisogna lottare contro la degenerazione meccanica in cui il mondo e noi stessi stiamo precipitando. Ed il lavoro, se da soli, è dalle titaniche dimensioni. Per questo è utile che i cercatori si uniscano in gruppi di Lavoro dove possano essere applicati quegli ausili che possono alleggerire un po’ questa Grande Opera.
Da soli è quasi impossibile.
Fonte: G.Q.
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