Continuiamo con la trascrizione della conferenza riguardo la filosofia che Castaneda aveva sullo Sciamanesimo.
Le Tecniche
Ora, per quanto riguarda le tecniche, concentriamoci sulle tecniche per il lato destro.
Perché è necessario passare per il lato destro per accedere poi al lato sinistro: alla realtà separata (il lato sinistro) ci si arriva solo dalla realtà ordinaria (il lato destro).
Allora, abbiamo visto che l’energia è un’idea centrale nel sistema di Castaneda.
L’energia presente in un uomo costituisce il suo ‘potere personale’ e l’uomo è soltanto la somma del suo potere personale.
Il fatto è che l’energia a disposizione dell’uomo viene pressoché esaurita nel compiere le nostre azioni quotidiane, azioni abitudinarie che sono determinate per ognuno dal proprio passato.
Quindi non resta energia per l’incontro con l’ignoto.
Allora per realizzare qualcosa di completamente nuovo rispetto alle nostre consuetudini è necessaria nuova energia.
Quindi il guerriero regola tutto quello che fa in base all’energia.
Cioè sa di essere costituito di energia e che tutte le sue azioni si riverberano sulla sua disponibilità di energia: o la fortificano o la indeboliscono.
Ogni azione deve essere tesa alla fortificazione dell’energia o al limite al mantenimento di essa, mai alla perdita: questo costituisce quella che Castaneda chiama ‘l’impeccabilità’ del guerriero.
Impeccabilità vuol dire uso ottimale dell’energia.
Il guerriero non agisce più mettendo al centro delle questioni il suo ego, ma la sua energia.
Irritazione, cattiveria, urla, minacce, sentirsi offesi, attaccare, temere gli altri, piangere, e chi più ne ha più ne metta: tutto questo ha come centro l’ego e come funzione quella di fortificarlo, di confermarlo; ma da un punto di vista energetico, tutto ciò e molto altro ancora è da rigettare senza se e senza ma.
Tutti gli stati che privano di energia sono da aborrire: questa è la regola del guerriero.
Dunque, possiamo riassumere alcuni aspetti:
- Tutto quanto un essere vivente fa e tutto quanto gli accade, è determinato dal suo livello di energia, cioè dal suo potere personale.
- Il livello di energia di una persona dipende da tre fattori: la quantità di energia con cui è stato concepito, la maniera in cui ha incrementato o diminuito tale energia e il modo in cui la usa nella sua vita presente;
- Il modo in cui un uomo comune usa la sua energia non è determinato dal caso o da una scelta libera, ma dal suo passato;
- Anche se gli uomini di solito consumano la loro energia eseguendo quelle azioni abitudinarie dettate dalla loro storia personale, possono realizzare i seguenti cambiamenti: ricanalizzazione dell’uso dell’energia, risparmio dell’energia, incremento dell’energia.
Queste regole si commentano da sole, credo.
La Storia Personale
Spendiamo almeno due parole riguardo al terzo punto.
Tutto è determinato dalla nostra storia personale: classe sociale, nazionalità, sesso, carattere, personalità, religione, ideologia politica, complessi e traumi, sono solo alcuni esempi della quantità sterminata di dettagli che configurano la storia personale e che determinano il nostro vivere quotidiano.
Quando quindi noi pensiamo di agire liberamente, di scegliere, in realtà non stiamo facendo altro che compiere azioni per le quali il nostro passato ci ha programmato.
Noi crediamo di scegliere con chi parlare, quali luoghi frequentare, quali evitare, ma in realtà in queste apparenti scelte c’è solo la storia personale, la quale si esprime ovviamente nella struttura del nostro ego.
L’ego è l’espressione operativa della storia personale.
Quindi le nostre scelte sono assai limitate, sono ristrette entro la piccola cornice rappresentata dalla proiezione della nostra storia personale nel presente.
Questo conduce ad uso scriteriato della nostra energia, logorante e poco gratificante.
Allora, l’energia va ricanalizzata.
Torniamo alla questione del non fare, cioè al compiere azioni che fanno parte delle nostre possibilità, ma che ci sono completamente inusuali, come se con queste azioni noi ci ponessimo al limite delle nostre possibilità.
Queste azioni, che compiamo consapevolmente senza alcuna finalità (appunto: ‘non fare’) non nascono dunque dal nostro condizionamento del passato, e hanno come effetto di aprire poco a poco il nostro campo di possibilità.
Cioè a forza di compiere azioni insolite, creiamo uno specie di scompenso nei nostri modelli d’uso dell’energia, i quali quindi si indeboliscono.
Così noi potremo ricanalizzare l’energia verso usi meno logoranti, e questo causerà una produzione in eccesso dell’energia.
Esempi se ne possono fare a iosa: smettere di fumare, di bere, di arrabbiarci, guardare un albero per molto tempo (es. dell’esercizio di Castaneda).
Le nostre possibilità di vita e di percezione si amplieranno sempre più, fino ad arrivare a eliminare la tendenza ad agire secondo la storia personale.
Ma la cosa essenziale prima di tutto è il risparmio di energia.
Inventario del Dispendio di Energie
Per questo i guerrieri stilano un inventario personale del dispendio di energia.
Da questo inventario il praticante può selezionare le azioni che non gli sono indispensabili e che sono particolarmente dispendiose e distruttive della propria energia, e lavorare così ad eliminarle temporaneamente o definitivamente.
La tecnica ritenuta da Castaneda la più importante per aumentare energia è quella che egli chiama la ‘ricapitolazione’.
È una pratica molto ardua, che può durare tutta una vita.
Consiste nel recupero di tutte le esperienze passate: i luoghi in cui siamo stati, le persone che abbiamo incontrato, le situazioni che ci hanno segnato, formato, turbato, ecc.
Deve essere un uso del ricordo distaccato: non deve intervenire l’ego con le sue interpretazioni, altrimenti ricadiamo nella nostra storia personale.
È la prima tecnica da usare per chi voglia seguire un processo di autoliberazione.
Ed è una tecnica che porta a muovere il punto di unione.
Avere realizzato la ricapitolazione ci porta a vivere il presente da un altro punto di vista, finalmente non più attanagliati dalla nostra storia personale.
Ognuno di noi è legato a cose legate al passato attraverso filamenti della propria energia e questi filamenti rischiano di rimanere agganciati ad esso per tutta la nostra vita.
In questo caso non riusciremo mai ad intraprendere nulla di nuovo veramente.
La ricapitolazione porta invece alla liberazione da tutto ciò.
Insomma, la ricapitolazione permette il recupero dell’energia persa lungo il cammino.
Eliminare l’Importanza Personale
Le altre tecniche che fanno parte dell’arte dell’agguato, cioè le lezioni per il lato destro, hanno tutte come scopo quello di eliminare l’importanza personale, di scalfire l’ego, di destrutturare la storia personale.
Possiamo Enumerarle velocemente, commentandole velocemente.
- Il ‘piccolo tiranno’. Siamo più o meno sempre circondati da piccoli tiranni. Don Juan definisce il piccolo tiranno con queste parole: “è un torturatore, qualcuno che ha il potere di vita e di morte sui guerrieri, o che semplicemente rende loro la vita impossibile”.
Il tiranno è quello che vampirizza la nostra energia attraverso innumerevoli attacchi: chi ci fa rattristare, chi ci fa innervosire, che ci spaventa, chi ci mette in apprensione, chi ci tratta brutalmente o con violenza, chi è scontroso.
Tutte queste persone ci distruggono lentamente, sono dei veri e propri tiranni nei nostri confronti.
Ma dall’altra parte sono anche i nostri più grandi maestri, dice Don Juan.
Grazie a loro possiamo affinare le nostre tecniche da guerrieri.
Essenzialmente sono due le ‘virtù’ che possiamo fortificare in loro presenza: l’eliminazione della nostra importanza personale e l’impeccabilità.
Per quanto riguarda il primo aspetto, lo avvicinerei all’idea cristiana di umiltà. Ma non è solo umiltà: è anche la consapevolezza che fino a quando ci diamo troppa importanza, per prima cosa sprechiamo energia per qualcosa di abbastanza inutile, e poi continuiamo a identificarci con quello che crediamo di essere, privandoci della possibilità di accedere ad altri piani di esistenza.
Poi, riguardo all’impeccabilità di cui abbiamo già parlato, il tiranno ci costringe, se non vogliamo essergli succubi, a mantenerci in una situazione di controllo di noi stessi, di disciplina, di distaccata sopportazione: tutti atteggiamenti indotti dalla viva consapevolezza che la nostra energia non ci deve essere sottratta gratuitamente, che l’energia è il nostro unico carburante, che senza energia non potremo cambiare mai.
Un guerriero quindi potrà essere danneggiato, ma non offeso; potrà essere colpito, ma non umiliato.
- Altra tecnica che Don Juan ha imposto più volte a Castaneda riguarda quella delle false apparenze, dei travestimenti, del fare la parte di qualcun altro, del travestirsi addirittura da donna.
Il significato è sempre quello di prendere le distanze dall’illusione di avere un ego definito e immutabile.
È una modificazione della percezione di se stessi, quindi uno spostamento del punto di unione.
È un’esperienza molto conosciuta dagli attori di teatro o di cinema: si arriva ad un punto in cui ci si chiede: “Ma chi sono io?”.
Perché succede qualcosa di molto strano: nel momento nel quale mi vesto come un altro, assumo certi comportamenti, certe usanze, certi modi di dire completamente nuovi, comincio ad entrare nella parte.
Non è un semplice imitare, ma diventa un identificarsi.
Più pratico e più mi identifico. Non sono più io, sono qualcos’altro e mi sento qualcos’altro: lo sono realmente.
E allora quello che ero prima? Possibile che basti cambiarmi d’abito, usare parole diverse, mangiare piatti nuovi, muovermi diversamente, ecc., per dimenticarmi della mia storia personale?
Eppure è così: quindi si comprende via via che l’ego è un’illusione, un agglomerato di contingenze che possono mutare.
- Un’altra tecnica che Castaneda usava ogni tanto e che possiamo raggruppare con queste è quella di cambiare luogo di residenza, cambiando quindi le persone da frequentare, i posti, cambiando anche il proprio nome: è cioè sempre una tecnica per non fossilizzarsi nella identificazione con noi stessi.
Anche le persone che frequentiamo di solito, i luoghi nei quali camminiamo, ci identificano, ci riconfermano nella nostra consapevolezza di noi stessi.
Quindi cambiare tutto questo vuol dire distanziarci da questa identificazione, viverci in un modo diverso, scoprendo cose nuove di noi stessi e dell’uso della nostra energia .
- Altra tecnica che Castaneda a volte usava era quella di guardare gli altri, le altre persone come dei tonal.
Cioè lui riusciva a vedere le persone come uova di luminosità, campi di energia.
È ovvio che questa tecnica non è da tutti.
Ma il preambolo ad essa, che tutti possono cercare di realizzare, è quella di guardare gli altri senza giudicare.
Cioè guardare gli altri nelle loro attività quotidiane, nei loro mestieri, nelle situazioni più diverse (in autobus, in stazione, per strada, al mercato…), facendo in se stessi un silenzio interiore.
Cioè guardarli, cercare di ‘sentirli’, ma con atteggiamento rilassato, evitando di giudicare, di speculare sul loro aspetto, sui gesti che fanno.
In questo modo si ‘sentono’ le persone diversamente, ci rivelano cose nuove.
Non so chi di voi si è mai guardato allo specchio per un certo numero di minuti, cercando di realizzare con i propri occhi uno stato di semi-catalessi (un po’ come quando diciamo di una persona che si è addormentata ad occhi aperti): il vostro viso cambia aspetto, poi se spostate lo sguardo sulle spalle vedete una certa luminosità bianca.
- Un’ultima tecnica del lato destro cui voglio accennare è quella della morte come consigliere.
Ci immaginiamo eterni e per questo agiamo e pensiamo come se non esistesse la morte.
Invece il guerriero lo sa bene: la morte è la sua consigliera.
Sa di essere solo un uomo ed agisce sempre con questa consapevolezza: morirò.
Allora tutto cambia: egli agisce come se quel che sta facendo fosse l’ultimo suo atto.
Pensare alla morte riduce tutti i problemi, li ridimensiona, crea una gerarchia di priorità del tutto nuova.
Le cose si fanno nebulose? Il guerriero pensa alla propria morte.
Vuole temprare se stesso? Pensa alla propria morte.
Tutto ciò che è toccato dalla morte diventa potere.
Solo l’idea della morte dà a un guerriero il distacco necessario a consentirgli di abbandonarsi.
Sa che la morte lo aspetta e che non gli darà il tempo di aggrapparsi ad alcunché; per questo sperimenta, senza desiderarla, ogni cosa.
Don Jaun dice a Castaneda: “La morte è la nostra costante compagna. Ogni qualvolta sente che tutta va male, e che sta per essere annientato, il guerriero può rivolgersi alla morte e chiederle se è davvero così.
La morte gli risponderà che si sbaglia, e che al di fuori del suo tocco nulla ha importanza”.
In un mondo in cui la morte è il cacciatore, non c’è tempo per dubbi e rimpianti: c’è solo il tempo per le decisioni.
La morte ti porta alla decisione estrema, al considerare ogni tua azione, ogni momento come estremamente decisivo e quindi da vivere con impeccabilità.
Senza la consapevolezza della morte tutto diventa comune e banale.
Il mondo è un mistero incolmabile per il guerriero proprio perché la morte lo attende, perché essa è sempre con lui.
L’articolo continua nella Terza e ultima parte.
Se vuoi saperne di più sulla nostra organizzazione e il percorso che propone, ti invitiamo a consultare le seguenti sezioni:
Puoi anche contattarci al seguente indirizzo: info@ordinedeldrago.org.
@ Sciamanesimo, Sciamanesimo, Sciamanesimo, Sciamanesimo, Sciamanesimo, Sciamanesimo, Sciamanesimo, Sciamanesimo, Sciamanesimo, Sciamanesimo, Sciamanesimo, Sciamanesimo, Sciamanesimo, Sciamanesimo, Sciamanesimo, Sciamanesimo, Sciamanesimo, Sciamanesimo, Sciamanesimo, Sciamanesimo, Sciamanesimo, Sciamanesimo,