Dato che dobbiamo spiegare un po’ la filosofia presente nelle opere di Castaneda sullo Sciamanesimo e dato che questo quindi è un tentativo improbo da farsi nell’arco del breve spazio di una conferenza, facciamo pochi preamboli e cominciamo subito!

Tonal e Nagual

Per don Juan, il maestro di Castaneda, la realtà è costituita da energia. O meglio, da campi di energia, che a volte vengono chiamati “le emanazioni dell’aquila”. Queste emanazioni – sono innumerevoli – si raggruppano in fasce tra loro e ogni fascia costituisce un mondo a sé.

Solo due di queste fasce sono percepibili all’uomo: quella che raggruppa la vita organica e quella che raggruppa strutture senza coscienza: minerali, gas, liquidi, ecc.

All’interno della banda di emanazioni degli esseri organici vi è una frangia particolare, la banda dell’uomo, che determina gli stretti limiti della percezione del conosciuto.

Quando una persona non allinea perfettamente tutte le emanazioni della banda dell’uomo, vi sono delle variazioni nelle capacità di percezione: in questo senso sono spiegate sensibilità speciali, percezioni extrasensoriali, genialità, ritardi mentali, stupidità, ecc.

Ciò che è normalmente conosciuto, che fa parte delle emanazioni normalmente allineate, prende il nome di tonal, detto anche il lato destro.

Poi ci sono un gran numero di emanazioni che fanno parte della banda dell’umanità, ma che restano di solito ignorate da essa: esse sono l’anticamera dell’ignoto.

Le emanazioni che si trovano invece al di là della banda dell’umanità costituiscono il vero e proprio ignoto. Esse sono il nagual, detto anche il lato sinistro, o la realtà separata.

Punto d’Unione

Bene, abbiamo detto che la realtà che ci appare è determinata dall’allineamento tra le varie emanazioni. Ma cos’è che determina quali emanazioni saranno selezionate nel momento della nostra percezione? Viene chiamato “punto d’unione”.

La posizione del punto d’unione fa sì che il punto allinei certe bande di emanazione e non altre e alcune emanazioni specifiche all’interno della banda e non altre.

Allora ciò che noi percepiamo come il nostro mondo quotidiano è data dalla usuale posizione del punto di unione, il quale a sua volta produce un allineamento particolare delle emanazioni.

Se quindi il punto di unione viene spostato, ciò provocherà l’allineamento di emanazioni della banda dell’uomo che solitamente sono scartate.

Un ancora più elevato spostamento del punto di unione produrrà l’allineamento di altre bande di emanazioni.

Il lavoro di Castaneda è stato quello di spostare il punto di unione per uscire dagli angusti limiti della percezione ordinaria.

E l’insegnamento di Don Juan era teso tutto a realizzare questo spostamento, e si divide in due grandi aree:

  1. le lezioni per il lato destro (dette anche ‘arte dell’agguato’)
  2. quelle per il lato sinistro (chiamate ‘arte del sognare’).

Le “Attenzioni”

La nostra facoltà comune cui diamo il nome ‘attenzione’ è quella che screma le emanazioni allineate, raggruppando quelle utili e scartando le altre, e dando quindi senso e ordine ad ogni percezione.

Ma in realtà l’attenzione così come noi la conosciamo è quella che Castaneda chiama ‘prima attenzione’; ve ne sono altre due.

  • La ‘seconda attenzione’ opera e mette ordine nella sfera dell’ignoto
  • la ‘terza attenzione’ integra le due precedenti, permettendo di penetrare nell’inconoscibile.

Nella fase iniziale dell’addestramento del ‘guerriero’ la prima attenzione riveste un ruolo fondamentale: è attraverso l’uso strategico e specializzato di essa che il guerriero potrà accedere alla seconda attenzione.

Il modo in cui la prima attenzione gestisce le informazioni e le seleziona è dovuto alla pratica di tutta una vita e i tratti fondamentali vengono assunti dai primi anni di vita. In che senso?

Alla nascita un bambino ovviamente non percepisce il mondo nello stesso modo degli adulti.

Cioè la sua attenzione non è ancora diventata quella che sarà la prima attenzione, quindi non condivide il mondo percettivo di coloro i quali hanno questo tipo di attenzione già formato.

Ancora – il bambino – non seleziona e organizza le emanazioni nel modo in cui lo fanno gli adulti.

Lo farà, ma pian piano, assimilando col tempo la ‘descrizione del mondo’ che gli adulti gli propongono.

Ogni adulto, inconsapevolmente, quando si avvicina ad un bambino si trasforma in un maestro che gli propone la sua visione del mondo, che è poi quella dell’umanità.

Prima il bambino non capisce, perché non percepisce il mondo negli stessi termini, ma poi assimilerà la descrizione e comincerà a percepire la realtà attraverso la descrizione che gli è stata fatta.

È questa descrizione che determinerà il modo in cui la percezione selezionerà e organizzerà i campi di energia.

Poi, diventati adulti, il fluire continuo di quel tipo di descrizioni da infiniti punti della realtà che viviamo, non farà altro che confermare e sostenere il tipo di percezione a noi familiare.

Il Dialogo Interno

È come una gabbia, una prigione: non possiamo pensare altrimenti, siamo costantemente addestrati e invitati a percepire in un certo modo e solo in quello.

Ora, però, se questo flusso, se questa descrizione venisse sospesa, la realtà da essa creata crollerebbe: è ciò che Castaneda chiama ‘fermare il mondo’.

Il ‘vedere’ di cui parla don Juan è proprio la capacità di percepire il mondo nel modo in cui esso si rivela una volta interrotto il flusso della descrizione.

Abbiamo capito dunque che la descrizione del mondo non è qualcosa che ci è puramente esterno, ma che con il tempo noi inconsciamente interiorizziamo, facciamo nostra.

La descrizione del mondo ci entra dentro, fa parte di noi stessi ed è costantemente ravvivata dal cosiddetto ‘dialogo interno’.

Il dialogo interno è come un guardiano che protegge costantemente la descrizione del mondo che abbiamo imparato dagli altri.

Il nostro dialogo interno, attraverso i pensieri e attraverso il ‘fare’ che questi pensieri producono, alimenta la descrizione del mondo.

Cioè a causa delle cose che ognuno racconta a se stesso, percepiamo il mondo nel modo in cui siamo soliti farlo e ci comportiamo di conseguenza.

Così succede che il mondo viene sostituito dai nostri pensieri: noi non abbiamo un rapporto diretto con esso, ma lo fruiamo attraverso i discorsi che ci facciamo riguardo ad esso: ci raccontiamo che il mondo è in un certo modo e scambiamo questo per realtà.

Tutto ciò ha fine ovviamente quando riusciamo a interrompere il dialogo interno.

La capacità di fermare il dialogo interno è chiamata da don Juan la chiave del mondo degli stregoni.

Il Non Fare

Detto questo, come è possibile bloccare la descrizione del mondo?

Attraverso azioni estranee alla descrizione stessa, che sono chiamate ‘non fare’.

Il ‘fare’ raggruppa tutte quelle azioni ordinarie, la serie dei nostri comportamenti, che ci sono provocati dalla descrizione del mondo.

Le nostre azioni emanano da questa descrizione e – contemporaneamente – la convalidano.

Ogni azione – invece – che non sia coerente con la descrizione del mondo o di noi stessi costituisce il ‘non fare’ (ho detto anche di noi stessi: anche l’idea che abbiamo di noi stessi, dell’io, di ciò che esso sia, delle sue funzioni, delle sue capacità e possibilità, anche tutto questo fa parte della descrizione del mondo).

Quindi il non fare interrompe la descrizione del mondo, sospende il fare del mondo conosciuto.

Quindi il non fare è il mezzo che apre il cammino verso il lato ignoto della realtà e di noi stessi.

Perché interrompe anche la descrizione della nostra persona, liberandoci quindi dall’incantesimo dell’ego, che ci vuol far credere di essere lui a costituire la nostra unica realtà.

Ci riconosciamo quindi come esseri fluidi, liberi, campi di energia. È l’accesso al nagual.

L’articolo prosegue con: “Il Potere Trasformativo Dello Sciamanesimo Parte 2”.


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Con mente Chiara e Luminosa affronta audace il tuo Destino, senza indugio percorri la Via che conduce alla Conoscenza. Con Cuore Puro e Volontà di ferro, niente e nessuno ti può fermare. Per te ogni cosa diventa possibile.

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