Ecco a voi l’ultima parte della trascrizione della conferenza riguardo la filosofia che Castaneda aveva sullo Sciamanesimo.

Cessazione del Dialogo Interiore

Ora alcune tecniche per il lato sinistro.

Cominciamo con la cessazione del dialogo interiore, di cui abbiamo parlato all’inizio.

Ricordiamo che il dialogo interiore è una delle cause della perpetuazione del nostro ego: dico a me stesso, attraverso pensieri, riflessioni, ecc., sempre quello che sono, come sono fatto, i miei pregi, i miei difetti, le mie opinioni, i miei ricordi.

Cioè mi ingabbio attimo dopo attimo nella descrizione del mondo, in questo caso di quella parte della descrizione che è il mio ego.

Allora don Juan costringeva Castaneda a delle pratiche finalizzate alla cessazione di questo dialogo.

Enumero velocemente alcuni esercizi.

Seguire l’Orma

Camminando per le foreste del Messico, Castaneda doveva mettere i piedi esattamente dove li aveva messi Don Juan, il quale camminava davanti a lui.

E doveva anche muoversi in sincronia con lui.

Castaneda doveva visualizzare l’orma di Don Juan davanti a lui e calpestarla..

Le Mani

Un altro esercizio, sempre camminando, era quello di mantenere le mani in qualche posizione speciale, come per esempio curvare le dita, separare il medio dall’anulare, ecc., e poi camminare cercando di mantenere una visione periferica di 180 gradi, cercando cioè di guardare tutto simultaneamente, senza mettere a fuoco nessun punto in particolare.

La Camminata del Potere

Poi c’è la ‘camminata del potere’ (o l’andatura del potere).

Non è qualcosa di facile e neppure da prendere alla leggera, dato che può risultare molto pericoloso.

È una tecnica che dovrebbe fare emergere alcuni lati nagual del guerriero.

Non è semplicemente un esercizio sportivo, è invece qualcosa da fare cercando di attivare solo il corpo, l’intelligenza nascosta in esso, e disattivare invece il cervello.

Potremmo dire che è un esercizio per dissotterrare l’istinto nascosto in noi.

Spesso don Juan faceva fare questo esercizio a Castaneda anche in questo caso in foreste, in passeggiate per i monti, insomma in suoli in salita o discesa, disseminati di sassi, piante, alberi, ostacoli un po’ ovunque.

Prima di giorno, con un passo non troppo celere e su terreni pianeggianti; poi – pian piano – sempre più difficile: al tramonto o di notte, di corsa e su discese impervie.

Castaneda doveva correre cercando di non cadere: come potete capire si tratta di un esercizio assai arduo.

Egli doveva abituare il corpo a muoversi con agilità, senza forzarlo; doveva porsi in un punto intermedio tra la tensione e la scioltezza: cioè doveva essere sveglio, attento, attivo, ma con un sentimento di sobrietà e controllo.

Poiché la marcia di potere e il dialogo interno non possono aver luogo simultaneamente, quest’ultimo non può che tacere completamente in questi esercizi.

E infatti Castaneda viveva esperienze strane durante queste pratiche: a volte si sentiva trasformato in un animale, con una respirazione diversa, in un luogo insolito, senza il suo raziocinio, ma solo con l’arma del proprio istinto.

Sfocare la Vista

Un altro esercizio era guardare un oggetto sfocato, cioè incrociare gli occhi e fermarli ad un punto immaginario prima dell’oggetto stesso.

Questo costringeva Castaneda a sforzarsi a mantenere questo tipo di sguardo sfocato e quindi faceva tacere il dialogo interno.

Sognare

Un’altra pratica che Don Juan considerava di importanza assoluta, veramente fondamentale, era quella legata al sognare.

‘Sognare’ nel vocabolario di don Juan significa realizzare sogni in cui non si perde del tutto la coscienza e che cominciano quando ci rendiamo conto di stare sognando

La tecnica principale, quella di inizio, è sognare di guardarsi le mani.

Nel momento nel quale ci addormentiamo dobbiamo ricordarci di trovare le nostre mani in sogno.

Anche questa è un’esperienza estremamente difficile da realizzare.

Ci sono persone che ci provano per anni e non ci riescono.

Un grande aiuto proviene dalla vita quotidiana e dagli esercizi che possiamo fare in essa.

Più non fare facciamo, più cerchiamo di bloccare il dialogo interno, più ci sarà facile riuscire a vedere le nostre mani mentre sogniamo.

Una volta riusciti a ricordarci di guardare le nostre mani in sogno, e una volta addestrati a ricordarcene sempre più facilmente, il problema è addestrare la capacità di sostenere la visione.

Spesso all’inizio Castaneda riusciva a guardarsi le mani, ma subito dopo cadeva nel torpore completo, ritornando alla totale inconsapevolezza del sogno.

Allora, per addestrare questa capacità, bisogna cercare di mettere a fuoco gli oggetti della scena in cui ci troviamo.

Mettere a fuoco non è facile, a volte le stesse nostre mani non lo sono.

Un altro problema è che a volte gli oggetti si modificano sotto il nostro sguardo; in questo caso dobbiamo tornare alle nostre mani.

Pian piano riusciremo ad abbracciare sempre più cose con lo sguardo, fino a vedere la scena intera.

Successivo problema sarà quello di muoversi: cercheremo di muoverci con il nostro corpo, con le nostre gambe, ma non ci riusciremo.

Perché? Perché il corpo del sogno non è quello fisico.

Allora entra in gioco la volontà: nel sogno ci si muove con la volontà, la cui sensazione nasce sotto l’ombelico.

Con la pratica si inizierà a muoverci con la volontà.

A questo punto potremo decidere lo spazio e il tempo del nostro sogno.

Cioè possiamo scegliere il luogo in cui vogliamo andare sognando.

Bisognerà allenarci durante il giorno a concentrare l’attenzione al posto dove vogliamo andare durante il sogno: una pratica consigliabile è di non concentrarsi su tutto il luogo, ma magari su un oggetto presente in esso, una piazza, una via, una persona, ecc.

Poi quando sogniamo, basta ricordarci di quel particolare e così il nostro corpo del sogno verrà attirato dall’attenzione che abbiamo depositato su di esso.

Per il tempo, potremo decidere di sognare quel luogo di giorno o di notte, o di sognarlo l’ora corrispondente in cui stiamo effettivamente sognando.

La cosa migliore è fare coincidere il tempo e lo spazio del sognare con il mondo della nostra vita quotidiana, per permettere al nagual e al tonal di intersecarsi, convivere.

Il sogno è mondo del nagual per eccellenza secondo Castaneda, è luogo di potere, luogo di incontri determinanti per il guerriero.

È una specie di scuola efficace per la sua vita da sveglio.

È addestramento per eccellenza della sua seconda attenzione e accesso alla terza attenzione, quella che fa interagire il lato destro e il lato sinistro, il tonal e il nagual.

È il luogo per eccellenza dello sciamano: ma attenzione, stiamo parlando del ‘sognare’ inteso nel senso di don Juan.

Cioè il sognare lucido, mentre invece l’altro sognare quello usuale fa parte anch’esso più del tonal che del nagual, più dell’ego che dell’energia, più del mondo ordinario che della realtà separata, più della storia personale che della seconda attenzione.


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Con mente Chiara e Luminosa affronta audace il tuo Destino, senza indugio percorri la Via che conduce alla Conoscenza. Con Cuore Puro e Volontà di ferro, niente e nessuno ti può fermare. Per te ogni cosa diventa possibile.

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