In questo breve articolo Osho affronta la questione del peccato, mettendo in relazione tale aspetto con la consapevolezza raggiunta da un uomo.
La parola inglese “sin” [peccato] è molto significativa, non nel modo in cui la interpretano i cristiani, non per come la definiscono i vocabolari, perché questi sono stati influenzati dalle religioni, ma in base alla sua etimologia: la parola “sin” vuol dire semplicemente dimenticare. Questo significato dà una dimensione completamente nuova alla parola – una sua bellezza.
Non è qualcosa per cui devi finire all’inferno. È qualcosa che puoi riuscire a fare. Non riguarda un’azione in particolare; riguarda la tua consapevolezza.
Essere consapevoli significa essere virtuosi e rimanere nell’inconsapevolezza è l’unico peccato. Puoi fare cose buone senza alcuna consapevolezza, ma quelle cose buone non saranno più buone, perché sono nate dall’oscurità, dall’inconsapevolezza, dalla cecità.
Una persona piena di consapevolezza, sveglia, non può fare nulla di male. È una cosa intrinsecamente impossibile. La consapevolezza porta una tale chiarezza, una tale capacità di percezione, una tale comprensione che è impossibile compiere un atto che può fare del male a qualcuno. È impossibile interferire con la libertà di qualcuno o con la sua vita.
Puoi solo essere una benedizione per l’esistenza, nient’altro. Quindi dimenticarsi di essere un ricercatore è pericoloso: vuol dire cadere nel peccato. Questo è l’unico peccato che io riconosco come tale.
Osho: Sat Chit Anand, #26
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