I Vangeli Apocrifi sono tutti quei vangeli semplicemente non inclusi nel canone della Bibbia cristiana.

Negli ultimi anni è aumentato in maniera esponenziale l’interesse per i testi non ufficiali, se poi si aggiunge che l’aggettivo “apocrifo” (dal greco “occulto”) richiama echi non ben identificati di esoterismo e di mistero, si apre una strada inesplorata verso la più fervida ed improvvida immaginazione.

Le teorie cospiratorie affascinano sempre, anche quando non sono suffragate da alcuna base storiografica o scientifica, mentre informazioni del tutto infondate e pseudoculturali abbondano enormemente sul web, molto spesso non supportate da adeguati discernimenti epistemologici. In linea generale, coloro che si sono interessati ai “vangeli apocrifi” hanno sempre cercato di intravedere in essi “un’antica conoscenza”, magari nascosta dalla Chiesa Cattolica, perché fosse esclusa la verità su Gesù, oppure perché altrimenti si potessero mettere in discussione gli stessi elementi fondamentali dell’ortodossia dottrinale.

Per queste considerazioni di premessa, gli argomenti trattati dai vangeli apocrifi sono stati colpiti, nel corso della storia, da molteplici interpretazioni mitizzanti e che agevolavano il pregiudizio, fino al punto che alcune testate giornalistiche hanno confuso i manoscritti ritrovati a Qumran, per la maggior parte elaborati dalla setta ebraica degli Esseni, con gli stessi testi denominati “vangeli apocrifi”. Qualche interprete (non è il caso di entrare in citazioni dirette, per il taglio non scientifico del presente articolo) addirittura afferma che il Concilio di Nicea del 325 d.C. che, secondo la tradizione fissò i vangeli canonici in Marco, Matteo, Luca e Giovanni, avrebbe sottratto alcuni scritti sulla reincarnazione, presenti nel messaggio di Cristo.

In realtà nella fede giudaico-cristiana manca alcun riferimento alla reincarnazione e la verità è che il Concilio di Nicea non ha scelto i vangeli canonici, limitandosi a confermare quanto già interiorizzato dalle comunità cristiane dei primi tre secoli, come fonte certa e sicura di “rivelazione”.

Ad attribuire la denominazione di “apocrifo” ai vangeli che non seguivano la tradizione delle prime comunità cristiane, sono stati gli stessi autori, intendendo per “occulto” non “nascosto”, ma piuttosto il significato di “segreto”, nel senso di esoterico, cioè, riservato ad una ristretta cerchia di iniziati. Nei secoli successivi, invece, “apocrifo” ha assunto il significato dispregiativo di “non canonico”, “non ispirato”, o ancora peggio “falso”.

Le nuove ricerche storiografiche, unitamente alla ormai consolidata teoria dei “generi letterari” ed alle più moderne tecnologie, hanno addirittura fatto chiarezza sull’origine dei quattro vangeli canonici, composti in lingua greca nella seconda metà del I secolo d.C., in epoca successiva alle lettere di San Paolo (il documento più antico del Nuovo Testamento è infatti considerato la prima lettera di Paolo ai Tessalonicesi). I quattro vangeli canonici sono ritenuti di diretta derivazione apostolica, anche se pseudoepigrafica (con ragionevole certezza non furono composti dagli autori cui sono attribuiti, ma da qualche seguace che ne conservava integra la spiritualità).

Inoltre, gli studi incrociati dei vari manoscritti più antichi dimostrano che non sono stati modificati nel corso del tempo, se non per interpolazioni non significative e che comunque non ne mettono in discussione l’autenticità. In più è necessario aggiungere che la definizione dogmatica dei libri della Bibbia si ebbe soltanto con il Concilio di Trento del XVI secolo, originato dalla cosiddetta Controriforma, nata come esigenza di mettere ordine nella Chiesa Cattolica dopo la turbolenta Riforma protestante, ma già nel II sec. d.C. Ireneo da Lione scriveva che i vangeli canonici erano solo 4 (questo peraltro è rimasto uguale in tutte le Confessioni cristiane anche dopo la Riforma).

Per le peculiari modalità di composizione, la maggior parte dei vangeli apocrifi è definita “gnostica”, trattandosi di testi scritti in epoca successiva rispetto ai canonici (si stima tra il II e il V sec. d.C.) ed ispirati ad apostoli e personaggi che gravitavano intorno a Gesù, ma che non hanno nulla in comune con questi. Si possono citare ad esempio il testo di Tommaso, di Pietro, di Maria Maddalena, di Giacomo, di Filippo, di Nicodemo, di Andrea, di Barnaba, di Giuda etc.: ciò significa che il vero autore di un “apocrifo” decideva di comparire per illustrare la propria dottrina con il nome di un personaggio in realtà vissuto secoli prima, ma di cui si riconosceva una certa ispirazione spirituale.

Questi testi furono subito rifiutati dalle comunità cristiane, in quanto contenevano informazioni in contrasto con quanto affermato dai vangeli canonici.

Negli scritti “apocrifi” abbondano notizie sull’infanzia e sulla giovinezza di Gesù, sua madre e Giuseppe, nonché visioni ed apparizioni che risentono molto degli influssi culturali del neoplatonismo e dei miti egizi. I vangeli canonici, invece, tacciono su gran parte della vita di Gesù, in quanto l’intento degli autori non era quello di comporre una biografia, ma di elaborare una versione teologica della dottrina di Cristo: non a caso ogni vangelo segue una sua impostazione teologica (la differenza più consistente è rappresentata dalla bipartizione dei tre sinottici da una parte e il vangelo di Giovanni dall’altra).

I testi dei cosiddetti “vangeli apocrifi”, pur estranei alla tradizione cristiana, sono tuttavia oggetto di studio da parte degli storici della religione e di altre discipline, presentando utilissimi spunti per conoscere lo gnosticismo antico, la letteratura apocalittica ebraica non canonica, la filosofia pitagorica ed altri ambiti suggestivi, contenendo appunto elementi sincretici di tutte queste culture.

Non bisogna trascurare che molti elementi dell’arte e della devozione religiosa derivano proprio dai vangeli apocrifi: si pensi ai tre Re Magi, identificati come Melchiorre, Gaspare e Baldassarre, mentre nei canonici troviamo semplicemente l’espressione “oi magoi” (alcuni magi). E, in conclusione, per sfatare il mito dell’alone di mistero che avvolge i vangeli apocrifi, è necessario ricordare che essi sono facilmente reperibili: non si tratta di occulto, perché possono essere acquistati in ogni libreria; anche gli originali non sono nascosti, ma in custodia presso vari Musei.

Il vangelo apocrifo di “Tommaso”, ad esempio, risalente alla seconda metà del II sec. d.C. e ritrovato nel 1945, si trova presso il Museo del Cairo. Forse è il messaggio racchiuso nei diversi testi apocrifi che ancora deve essere svelato e che forse potrebbe nascondere un sapere non convenzionale.

di Luigi Angelino


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