Una metafora meravigliosa che lega l’uccello a due teste con la nostra società, ma non solo, anche con la nostra “divisa” interiorità!
Sulle sponde d’un lago nell’India del Nord, c’era una volta uno strano uccello che aveva due teste, una a destra e una a sinistra. Due teste ma un corpo solo.
Un giorno, mentre gironzolava in cerca di cibo, con gli occhi della testa di destra vide un favo di miele selvatico, e subito vi si buttò sopra.
La testa di sinistra disse: “Dammene anche a me”.
Ma la testa di destra non diede ascolto e se lo beccò tutto in pochi istanti. Allora la testa di sinistra giurò vendetta; e, mentre l’uccello vagava per un bosco, ecco a sinistra certe bacche amarissime.
La testa di sinistra le scorse per prima e, pur sapendo che non erano buone e avrebbero fatto male allo stomaco, ne beccò quante poté. E nel frattempo pensava: “Poi avremo mal di pancia; ma gli sta bene, a quell’egoista dell’altra parte; così impara la solidarietà”.
Poco dopo, l’uccello si sentì colto da atroci dolori: le bacche erano velenose e in breve tempo gli causarono la morte. Morirono ugualmente le due teste, quella di destra e quella di sinistra, perché nessuna delle due aveva avuto cervello.
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