Beltaine è detta Shuda Draka, la Festa del Drago, simbolo dell’Universo, che compare dallo squarcio del Caos, e della sua possente Energia, che si riflette nella Natura, riferimento per gli uomini nell’interpretazione del Mistero.
Il Primo Maggio è una data nota, soprattutto perché tutto il mondo celebra la festa dei lavoratori, una festa le cui origini risalgono all’antico ordine statunitense Knights of Labor, organizzazione fondata a Filadelfia nel 1869 di chiara ispirazione massonica. La festa ricorda le lotte e le conquiste dei lavoratori di tutto il mondo.
Ma il Primo Maggio è una ricorrenza molto più antica: è la festa celtica di Beltaine, che cade la notte tra il 30 aprile e il 1° maggio. I nomi attribuiti a questo evento sono molti: Beltane, Beltain, Beltaine, Beletene in gaelico irlandese, Bealtuinn nel gaelico scozzese. È ricordata anche come la Festa del Fuoco di Bel, fase chiara dell’anno, il risveglio della natura a primavera.
Il calendario dei Celti è come un cerchio senza inizio né fine. Un ciclo continuo di eventi cosmici, che si riflette nell’esperienza dell’individuo, secondo il concetto filosofico dei Druidi, che non vede un confine tra l’individuo e la Natura. Noi siamo Natura, siamo parte di Madre Terra e del Tutto.
Una mentalità poetica che riflette un modo di pensare ispirato all’armonia cosmica. Secondo questa filosofia, noi siamo in stretta relazione con gli eventi cosmici: il grande e il piccolo sono entrambi i riflessi di una stessa unità, ciò che avviene nel cosmo ha un riscontro simbolico dentro di noi.
Per questo i Druidi celebravano il succedersi delle stagioni, le fasi lunari, i Solstizi, la Precessione degli Equinozi. Celebravano Madre Natura e gli insegnamenti che incessantemente essa ci elargisce.
Le feste celtiche seguivano un calendario che simboleggiava delle precise fasi evolutive dell’individuo, come la celebrazione di una meditazione cosmica. Esistevano quindi vari cicli di feste: della Rinascita, della Purificazione, del Risveglio, della Partecipazione.
Ogni ciclo esaltava un’esperienza mistica relativa al contatto con la Natura. Beltaine segna il passaggio dall’oscurità invernale alla luce estiva, con chiaro riferimento a un risveglio interiore.
Ma le feste celtiche non avevano solo una valenza mistica: erano momenti in cui la comunità si aggregava, celebrava i riti e si riuniva per prendere decisioni collettive.
Beltaine fa parte del ciclo delle feste del Risveglio, il periodo che va da fine marzo a fine giugno. Il senso simbolico di questo gruppo di celebrazioni si riferisce all’esperienza del Risveglio interiore, l’Aru-tet, inteso come risveglio cosciente all’esistenza.
Nella festa di Beltaine il fuoco è l’elemento principale. Beltaine, in lingua gaelica significa appunto Fuoco Lucente, ed è nota per i fuochi sacri che vengono accesi durante la festa. I Druidi strofinavano rametti di quercia, facendo poi bruciare sette diversi tipi di legname.
Con questo fuoco venivano generati grandi falò, attorno ai quali la comunità si riuniva in esaltanti danze collettive. Era anche la festa della fertilità e della fecondità, in un clima di allegria, canti e balli, nei cui rituali veniva celebrata la cooperazione dei quattro elementi di fuoco, terra, aria e acqua.
Beltaine è anche detta Shuda Draka, la Festa del Drago, simbolo dell’Universo, che compare dallo squarcio del Caos, e della sua possente Energia, che si riflette nella Natura, riferimento per gli uomini nell’interpretazione del Mistero.
Il fuoco, elemento centrale della festa, rivela il potere mistico e creativo del Drago. Il Drago è la figura mitica della cultura druidica che personifica la Natura e i suoi poteri, celesti e tellurici. La figura del Drago è conosciuta presso tutti i popoli della Terra, antichi e moderni, anche con attributi mistici.
Il simbolismo si riferisce alla nascita dell’Universo, quell’evento misterioso che ha dato origine a tutto ciò che fa parte del mondo che conosciamo e alla nostra stessa presenza in esso.
Secondo un’antica leggenda druidica: “all’inizio del tempo c’era solo il Vuoto. Esisteva l’abisso degli abissi, ribollente e senza fine, del caos. Era incomprensibile, profondo e immenso, e si perdeva nell’infinito che è all’origine del Tutto. Poi, un giorno, questo abisso si squarciò all’improvviso, e al suo interno si aprì una breccia e si formò una grande voragine. Da questa voragine uscì fuori con un salto il Drago, da cui ebbe origine la nostra esistenza”.
Beltaine è una festività ricordata ancora ai giorni nostri, rimasta nelle usanze e nel folklore dell’Europa, molte volte celebrata senza conoscerne il vero significato, come spesso avviene per le antiche usanze pagane, che inspiegabilmente rimangono intatte nella memoria collettiva, nonostante le repressioni religiose.
Questa celebrazione era caratterizzata dall’attività festosa dei suoi partecipanti. Venivano battuti i tamburi, che rappresentavano il suono incessante del pulsare della vita, intorno al fuoco che simboleggiava il Drago che esce dalle viscere della terra.
Le bagpipes e le trombe rappresentavano le urla guerresche prolungate di risposta del Drago, le urla dei guerrieri ricordavano il potere di Mat, il Creatore, a cui si riferivano i viventi per realizzare le loro opere spirituali, terapeutiche e sociali. Questo rituale rappresentava il risveglio del potere del Drago, che sosteneva i viventi per realizzare le loro opere e vincere i nemici.
Nel mondo germanico tra il 30 aprile e il 1º maggio si celebra la notte di Valpurga, Walpurgisnacht, con canti, balli e falò, che radunano anche migliaia di persone. Conosciuto come Walpurg/Beltane, questo era il momento in cui anticamente venivano celebrati riti relativi alla purificazione e alla fertilità. Walpurg rappresenta l’irrompere definitivo delle forze vitali nella Terra di Mezzo e sui suoi abitanti.
È il momento in cui viene reso omaggio agli spiriti domestici e in cui è possibile stringere dei Patti con i Landvaettir (Spiriti della Terra).
Simbolo di Walpurg sono i Pali di Maggio, che in Scandinavia, Germania e Inghilterra, vengono spesso eretti su gradini o terrapieni, al fine di riprodurre simbolicamente l’Yggdrasil, l’Albero Cosmico sacro agli antichi popoli appartenenti a questa tradizione. Il Palo di Maggio è un elemento importante nella tradizione celtica di Beltaine.
È sostanzialmente un lungo tronco piantato a terra, alla cui cima sono legati dei nastri colorati, con i quali i danzatori eseguono intrecci decorativi muovendosi in cerchio. Man mano che la danza si svolge intorno al palo, i nastri si attorcigliano, creando un bellissimo effetto multicolore.
Secondo la tradizione di Beltaine il Palo di Maggio viene preparato in occasione della ricorrenza di Imbolc, il 1° febbraio. Sono moltissimi i paesi di tutta Europa a erigere il Palo di Maggio. Il rito è conosciuto come Palo di Beltaine, o Maypole, ed è praticato in tutti i Paesi dell’Europa, compresi il Nord e Sud d’Italia.
Originalmente i pali erano in betulla e i giovani danzavano intorno a essi durante la festosa celebrazione. In modo particolare le fanciulle vi strofinavano i propri genitali, simbolo della Grande Madre, per propiziarne la fertilità.
I Pali di Maggio vennero vietati in Inghilterra nell’aprile del 1644 dal governo e fu decretato lo sradicamento di quelli permanenti, infliggendo così un duro colpo alle celebrazioni locali, che avevano ancora un sapore pagano. Anche dopo la disfatta della Repubblica e la restaurazione della monarchia, molti di questi Pali non furono mai rimessi a loro posto.
Altro importante elemento di Walpurg è la purificazione attraverso il fuoco come preparazione all’avvento dell’estate. I Druidi solevano accendere due grandi fuochi, attraverso i quali facevano passare le mandrie come atto magico, per preservarle da eventuali epidemie.
In Italia si celebra il Calendimaggio, o Cantar Maggio, di chiara ispirazione pagana, che si svolge soprattutto nelle campagne.
Non si conosce l’origine di questa festa, ma ancora oggi rimane l’usanza, dal Nord al Sud d’Italia, di riunirsi per i “canti di maggio”, dove i musici vanno di casa in casa suonando e cantando canzoni antiche con funzioni magico-propiziatorie, un vero e proprio rito, in cui spesso viene svolta una questua: in cambio di doni, tradizionalmente uova, vino, cibo o dolci, i maggianti, o maggerini, cantano strofe benauguranti agli abitanti delle case che visitano.
Per quanto riguarda il simbolo del Drago, tipico di questa festa, è rimasto nelle tradizioni di molti popoli in tutto il mondo.
In Bretagna il Drago rappresenta il punto cardinale dell’Est, associato al sole levante, alla fertilità, e anche qui viene legato alla festa del 1° maggio, Beltaine. Il grido del Drago al Primo di Maggio anticamente annunciava la ripresa della guerra o la minaccia di una guerra. È proprio a Beltaine che arrivarono in Irlanda più ondate di invasori.
Il Drago che esce dalla terra per difendere il suo suolo natìo raffigura la foga guerriera di un popolo e del suo capo militare.
La rappresentazione del Drago ha avuto una funzione magica fin dall’antichità, sia presso i Celti che presso gli Sciiti, e poi i Sarmati, dall’età del bronzo e più genericamente dall’età del ferro. È una delle figure più privilegiate del periodo denominato “lo stile delle spade” a partire dal IV secolo a.C.
Un Drago a forma di “S” o di lira, finito con una mascella a forma di arabesco, orna le cinture, gli attacchi dei caschi e tutti i foderi di spada scoperti in Francia, Inghilterra, Irlanda, Ungheria, nelle sepolture o nei corsi dei fiumi dove sono stati gettati per offerta.
Una delle scene meno conosciute del vaso rituale proto-celtico di Gundestrup mostra un dio che brandisce un Drago in ciascuna mano, allo stesso modo del signore degli animali babilonese. Sullo stesso calderone dei guerrieri soffiano dentro i Carnyx, le trombe di guerra celtiche.
Questi corni verticali terminano con una testa di animale simile al Drago, producendo suoni spaventosi, accentuati da claquoirs di legno.
Nei racconti folkoristici cinesi i Draghi, piuttosto saggi e benevoli, vennero in aiuto a poveri contadini meritevoli, colmandoli di gioielli. Bisogna rispettarli per accattivarsi le loro buone grazie.
In senso generale il Drago era, dunque, benefico e annunciava fortuna e felicità. Dopo aver passato l’inverno sotto terra, esso si invola in primavera, raccoglie in cielo le nubi e provoca i colpi di tuono, facendo cadere la prima pioggia.
Per paura che non si svegli, i cinesi celebrano in primavera una festa in suo onore, la più rumorosa possibile, con dei gong, dei tamburi e dei petardi. Un rituale ancora oggi praticato a Taiwan o nelle comunità cinesi degli USA.
In alchimia troviamo il simbolismo cosmologico del Drago nell’Uroboros, un drago-serpente che si chiude su se stesso mordendosi la coda, a significare l’esistenza finita e infinita. Tutto è in Uno e Uno è in Tutto.
Alle volte l’Uroboros è rappresentato da due draghi che si divorano vicendevolmente. In questo simbolismo il Drago viene liberato dall’uovo che lo contiene, a mezzo di una spada che produce la dissoluzione dei quattro elementi che lo tenevano prigioniero.
Questo simbolo indica il cammino evolutivo dell’uomo, che si separa dal mondo materiale per evolvere spiritualmente in stati superiori di esistenza.
Ancora una volta notiamo come queste celebrazioni antiche, apparentemente slegate dal contesto della cultura in cui siamo immersi, siano rimaste profondamente segnate nella memoria dell’umanità e quanto siano aderenti ai bisogni naturali dell’individuo.
In queste celebrazioni antiche si ritrova il legame con la Natura e si scopre che il sacro e il profano non sono elementi slegati, ma possono coesistere in una stessa esperienza di vita. Un concetto apparentemente semplice, di cui tuttavia siamo stati privati.
Se vuoi saperne di più sulla nostra organizzazione e il percorso che propone, ti invitiamo a consultare le seguenti sezioni:
Puoi anche contattarci al seguente indirizzo: info@ordinedeldrago.org.