L’Aikido è un’arte marziale giapponese il cui obiettivo non è solo l’autodifesa, lo sviluppo fisico e il raggiungemento della padronanza del proprio corpo, ma è anche un metodo per ascoltare la propria condizione interiore e per aumentare la propria energia vitale
Introduzione:
Queste note sono destinate, in primo luogo, a coloro che si avvicinano alla pratica dell’Aikido e per la prima volta calcano un Tatami: esse intendono essere un contributo ad una più rapida comprensione del carattere di quest’arte marziale e delle sue consuetudini.
Tra tutti coloro che intraprendono la pratica di questa disciplina, poche sono le persone consapevoli di cosa effettivamente essa sia. Il più delle volte l’approccio esula dalla conoscenza a priori della materia ed è determinato da fattori inerenti a considerazione estetiche, di autodifesa, di movimento per la salute uniti ad altri elementi di carattere più o meno soggettivo.
Per comiciare a parlare di Aikido bisogna innanzitutto spiegare il significato di questo termine in lingua italiana.
AI KI DO è composto da tre ideogrammi detti Kanji:
Ai – armonia, fusione, coordinamento;
Ki – energia vitale;
Do – metodo, Via.
Il significato del termine completo sarà quindi:
“Metodo per l’armonia dell’energia vitale”
Non è importante comprendere da subito l’essenza del termine Aikido e non è questa breve nota il luogo dove produrre un elaborato teorico sull’Aikido. La definizione e la comprensione sono frutto di un lavoro e di una razionalizzazione a carattere individuale, derivante da una assidua pratica di palestra.
Premesso ciò l’Aikido che pratichiamo è il frutto dell’opera del Maestro Morihei Ueshiba (1888-1969) la cui effige è presente in ogni palestra (Dojo) in cui si pratica Aikido e trae origine dalle discipline antiche delle scuole (Ryu) dell’ Aiki-jutsu, del Ju-jutsu e contiene il contributo culturale e tecnico di altre scuole aventi più spiccati contenuti esoterici. Queste discipline furono lungamente studiate dal Maestro fino a farlo diventare un autentico e riconosciuto esperto.
Ma l’Aikido non è un semplice assemblaggio di discipline, metodi e tecniche. Il Maestro Ueshiba vi aggiunse caratteri di pensiero e di azione, che conferiscono all’Arte una fisionomia e un carattere precisi.
Dal punto di vista strettamente pratico l’Aikido è una disciplina puramente difensiva che non ricerca la sopraffazione dell’avversario, ma piuttosto la sua neutralizzazione non violenta.
Un aspetto importante da verificare continuamente nella pratica di palestra è dunque il rispetto dell’avversario inteso in senso più ampio come essere umano sul quale non possiamo e non vogliamo avere alcun diritto, poichè l’unico nostro diritto-dovere è nella difesa del valore universale della Vita.
Sempre a scopo introduttivo alla pratica nel Dojo, accenniamo a due concetti energetici che sono presenti nelle Arti marziali giapponesi in genere e nell’Aikido in particolare : parliamo di Hara e Ki.
La cultura orientale non divide, o meglio non differenzia, l’energia fisica da quella mentale e psichica: l’energia è unica, mente e corpo rappresentano un unico fenomeno che, coordinato, permette una vita equilibrata. Il luogo in cui avviene questa coordinazione è individuato nell’Hara (addome) : esso è di fatto il “centro” di ogni individuo a cui tutte le culture attribuiscono grande importanza. Per quanto riguarda la nostra cultura, ricordiamo la figura elaborata da Leonardo da Vinci dell’uomo compreso nel cerchio e nel quadrato.
Se accettiamo la raffigurazione di questo “centro” come ricettacolo dell’energia, si comprende come la pratica nel Dojo consideri sempre come indispensabile ed irrinunciabile far partire da questo “punto” i nostri movimenti ed azioni.
In termini occidentali si può parlare di “baricentro” e di quanto sia importante essere consapevoli della sua esistenza al momento di eseguire le tecniche, allo scopo di conservare il proprio equilibrio fisico e mentale a discapito di quello dell’avversario. Anche se questa definizione non è perfettamente aderente al significato giapponese di Hara e alle sue implicazioni, è comunque utile.
Il termine Ki è altrettanto intraducibile letteralmente, si può parlare di energia vitale, di un forza che trascende il fattore muscolare, o di varie altre definizioni, nessuna completa ed esaustiva. Nessun termine occidentale si avvicina come significato, se non nel latino e nel greco classico (spiritus e pneuma), lingue per noi ormai desuete. In Giappone invece esso è al centro di molti ideogrammi, che contemplano rapporti tra gli uomini, tra loro e le cose.
Ma se del Ki è difficile parlare, è comunque vero che è parte integrante della pratica e che, a livello di “sensazioni”, diventa necessariamente un elemento sempre presente nel processo di apprendimento.
Nonostante le difficoltà di traduzione, dobbiamo riconoscerne la realtà immateriale ma non trascendente. Come già detto Hara e Ki sono parole comuni in Giappone ed esprimono significati che fanno parte del modo di percepire ciò che ci circonda; non bisogna commettere l’errore di credere alla presenza, dietro questi termini, di una realtà esoterica.
Fonte: http://www.shisei.it/aikido/
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