Un asceta, nella solitudine del suo rifugio sulla montagna, giurò a Dio che avrebbe affrontato un digiuno per quaranta giorni.
I primi giorni riuscì a superarli senza grandissima fatica.
Ma già al decimo giorno il cane della fame gli si rivoltò contro divorandogli lo stomaco.
Giunto al pomeriggio del ventunesimo giorno l’asceta venne sopraffatto dai tormenti procuratigli dalla fame e, come in stato ipnotico, uscì dal suo rifugio ritrovandosi nella piazza del mercato in cerca di cibo.
Tra la tanta gente che popolava il mercato, l’asceta incontrò un Sufi che sbraitava: «In nome di Dio, qualcuno mi offra una calda focaccia, una metà di pollo arrosto e un dolce speziato!».
L’asceta si sentì alquanto indispettito da quella presenza: «Ma guarda che impudente! E senti che pretese avanza! Quali ghiottonerie richiede! Mi è addirittura passato vicino senza degnarmi neanche di uno sguardo! Che essere sgradevole, non si è neanche accorto dello stato di digiuno nel quale mi trovo! E pensare che mi accontenterei anche di un pezzo di pagnotta rancida!».
Non passò troppo tempo che il Sufi ricevette quanto aveva richiesto.
Con quel ben di Dio si avvicinò all’asceta e, affinché nessun altro potesse sentire, gli sussurrò: «Prendi questo cibo. È per te! Sfamati finalmente. Ma ricorda che si può giungere al digiuno di quaranta giorni solo gradualmente e quando si è veramente pronti. Altrimenti, tentativi azzardati non faranno rispettare il giuramento a Dio, ma faranno uscire di senno inducendo a giudizi avventati!».
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4 Commenti
Tutto si svolge, o dovrebbe svolgersi, con continuità. L’asceta è una figura estrema che nella società non è incorporato. Infatti quale servizio fa al prossimo, se non quello passivo, invisibile, di lasciare più cibo per altri?
Non aveva imparato a sfamarsi in montagna? Se ha forza di andare al mercato allora poteva con meno sforzo trovarsi bacche, funghi o frutta selvatica. Poi si dovrebbe avere un obiettivo e trovare la giusta determinazione x affrontare una prova come il digiuno. Se vuoi sperimentare qualcosa lo si faccia in mezzo alla società, xke è troppo facile e inutile Diventare maestro in isolamento.
Il sufi è l’angelo custode? O il prossimo mosso a pietà? Sarebbe più saggio cercare la via al di fuori della materia tramite una guida. Infatti la vera istruzione pare che sia l’illuminazione. Che include un discepolo e un maestro. A chi voglia fare un percorso pacato, continuo ma profondo di illuminazione, forse mirava a ciò l asceta, consiglio di leggere B. Spalding “vita e Insegnamenti dei maestri del lontano oriente “. Viva Emil.
Si, è un allenamento! A dir il vero se si vuole raggiungere Dio o l’illuminazione bisogna fare tanto allenamento ma soprattutto non promettere mai quello che si sa non possiamo mantenere e se non possiamo mantenerlo e lo sappiamo (e di solito lo sappiamo) non bisogna fare promesse. Se è un nostro desiderio, si avvererà ed allora possiamo fare promesse e mantenerle!
LA PERSONA CHE A IL POTERE PUO AIUTARE L ALTRO AD ACCUMULARE POTERE PERCHE SA LE DENOMINAZIONI SONO A ME INCOMPPRENSIBILI IL POTERE E NEUTRO L USO NO
L’Asceta ha frainteso il Sufi che glielo fa appena appena notare e senza farsi sentire da altri.
Un ottima parabola sui pregiudizi, sulla discrezione e il non giudizio.