Nella tradizione cristiana è l’8 dicembre, Festa dell’Immacolata, a segnare l’inizio del periodo natalizio, quel periodo, cioè, che porta al momento in cui la Forza Cristo si incarna nell’Uomo e lo ‘salva’. Ma quali sono le curiosità e la storia legata a questa festività?
Ancora una volta tutto quello che nelle tradizioni spirituali è legato alla Forza Cristo è anche in intima relazione al culto della Dea Madre, un culto che nessun potere terreno ha mai potuto sradicare.
Dietro alla celebrazione dell’8 dicembre c’è una storia antica, ma, prima ancora, un diffuso errore da sfatare: contrariamente a quanto molti credono, l’Immacolata Concezione non riguarda il concepimento verginale di Gesù da parte di Maria, bensì la concezione della Beata Vergine Maria nel grembo di Sant’Anna.
L’8 dicembre del 1854 Papa Pio IX con la bolla Ineffabilis Deus annunciò il Dogma dell’Immacolata Concezione: per la Chiesa Cattolica, Maria, madre di Gesù, è stata concepita senza peccato originale. La Festa è dunque legata al concepimento di Maria da San Gioacchino e Sant’Anna, suoi genitori.
Il mondo cristiano si prepara alla futura nascita del Sole di giustizia (Cristo) rappresentata dal solstizio invernale.
Il culto mariano altro non è che la continuità del culto alla Madre Terra, e lo stesso ‘concepimento’ di Gesù come Forza Cristo è l’allegoria dell’Unione Sacra tra Cielo e Terra, tra Dio Padre e la Dea Madre. Il Principio Maschile, l’Energia Celeste Yang, viene accolto dal Principio Femminile, la Terra Yin, cioè Maria o, come tramanda la tradizione gnostica, Ram-Io.
L’8 dicembre era una data importante per diverse culture.
Gli antichi egizi celebravano Neith, dea guerriera raffigurata con arco e frecce, protettrice della caccia, ma anche della morte, in seguito accostata a Iside.
Iside era la Signora della natura e della magia, della fertilità e della purezza. Con l’avvento della dinastia tolemaica (323 a.C.) il suo culto si diffuse in tutto il Mediterraneo, e nel secondo secolo d.C. Roma divenne il centro della religione di Iside. I romani avevano attribuito alla Dea vari nomi: raggio di sole, madre di Dio, colei che tutto cura, regina del cielo, madre divina, madre misericordiosa, grande vergine. Il culto di Iside verrà praticato fino al 305 d.C., raggiungendo il suo apogeo con l’imperatore Diocleziano, per poi sparire definitivamente con l’editto di Costantino nel 312 d.C.
Come Maria, Iside veniva raffigurata seduta mentre allattava Horus, iconografia molto simile a quella delle Madonne Nere di origine paleocristiana, oppure in tunica e con il capo ornato dal disco solare.
L’8 dicembre ancora oggi è celebrato in varie città italiane, dove si accendono falò o si sparano fuochi d’artificio, come a Palermo. Una delle manifestazioni più significative si svolgeva a San Cataldo, in provincia di Caltanissetta: il 7 dicembre i notabili del luogo andavano nelle campagne a raccogliere grossi rami di lauro, ne strappavano i rametti e li gettavano ai paesani. I più veloci a impossessarsi di un rametto partecipavano, la sera seguente, alla processione in onore della Madonna illuminata da fiaccole e lumini. Quei rametti di lauro erano il simbolo del Salvatore, di cui Maria era figlia e madre allo stesso tempo.
Il 10 dicembre nelle Marche si celebra la solennità della Beata Vergine Maria di Loreto. La Casa della Madonna è considerata una ierofania misteriosa, un luogo sacro che sprigiona energie spirituali. In pochi sanno che il nome “Loreto” deriva da Lauretum (boschetto di lauri). L’alloro era la pianta sacra ad Apollo, dio del Sole. Quale solennità poteva meglio introdurre il mistero del Sole nascente, se non questa?
Per sostenere la rinascita del sole bambino, anticamente si festeggiava (e ancora si festeggia) la Notte dei Faugni (dai rituali pagani Fauni Ignis). Ogni anno all’alba dell’8 dicembre nella città di Atri vengono accesi grandi falò davanti le chiese o lungo le strade.
La grande Dea Madre, emblema della natura, con Maria diviene “piena di grazia”. Nella società contadina, dove la fertilità era considerata un valore primario, Maria sostituisce questi culti, prendendo il posto di Demetra, come nel caso della Madonna del frumento a Milano o quella del melograno di Paestum, al pari di tante altre Madonne.
Nell’Apocalisse, Maria è la donna rivestita del sole con la luna sotto i piedi e una corona di stelle sul capo.
Le divinità lunari, per la relazione della luna con le maree, erano associate al mare, ma anche alle stelle, come guida nella navigazione, impresa certamente non facile nell’antichità. E Maria diviene la Stella Maris, la guida nelle tempeste della vita e nel buio del peccato.
Originariamente la Stella del Mare era Afrodite, la prima a comparire sul far della sera e a scomparire alle prime luci dell’alba. Al Vespro era detta Espero, all’alba Fosforo.
Sempre l’8 dicembre in Grecia avevano luogo i festeggiamenti in onore alla dea Dike, o Astrea, figlia di Zeus e Tami, conosciuta come una delle tre Ore (Eunomie, Dike e Eirenie), vergine protettrice della giustizia, dei tribunali e inflessibile punitrice dei delitti.
Attraverso Maria, la piena di grazia, quindi, i simboli cosmici della fertilità della terra e delle acque legati alle dee madri continuano a veicolare.
A ricordo della vita cosmica, l’Immacolata Concezione conserva sul suo mantello il colore azzurro del cielo e del mare. Il serpente cosmico ai suoi piedi, da sempre simbolo di perenne vitalità e di conoscenza, è stato trasformato dal cattolicesimo in emblema di peccato, e, primo su tutti, quel peccato originale di cui tutta l’umanità sarebbe macchiata, e sul quale si è costruita e incentrata l’ideologia del riscatto.
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